Una signora di 70 anni, con impianto di defibrillatore, sta passeggiando il 5 gennaio quando avverte uno scoppio e una scarica improvvisa che la scaraventa contro un muro. Non perde i sensi e riesce ad avvertire un parente che stava passando proprio da lì per farsi accompagnare al pronto soccorso del Policlinico. E qui inizia l’odissea che dura cinque ore nonostante fosse stata registrata come un codice giallo.
A raccontarci la storia, fortunatamente, a lieto fine è la figlia. “Mia mamma è entrata in pronto soccorso alle 13 ed è uscita alle 18. Ha raccontato quanto aveva avvertito e le hanno fatto una serie di analisi. Alla fine è stata dimessa con un referto nel quale si diceva che non era possibile che fosse accaduto quanto descritto”.
Testualmente il documento di dimissione dice: “Si convince la paziente del fatto che è impossibile che sia esploso l’Icd senza aver determinato conseguenze al livello del suo corpo”.
Ma il dubbio resta e la famiglia della donna si rivolge al reparto di Cardiologia sempre del Policlinico per una visita d’urgenza. Il cardiologo sistema il magnete che serve per “interrogare” il defibrillatore e scopre che si è davvero verificata una scarica elettrica. Insomma si era attivato il congegno salvavita. Da lì è partita una terapia importante per evitare peggioramenti. La visita è avvenuta dopo 4 giorni, quattro giorni persi di terapia.
“Quando ti arriva una cardiopatica e ha un dispositivo salvavita – conclude la figlia – la prima cosa che bisognerebbe fare oltre all’ecg è interrogare il dispositivo. Non ci capacitiamo davvero per quanto accaduto”.