Sono 33, tutte tra 20 e 30 anni, le donne che nei sette mesi di indagini della polizia municipale di Bari, sono state identificate mentre si prostituivano negli immobili sul lungomare sud della città oggi sottoposti a sequestro e i cui proprietari e gestori sono stati arrestati.
È uno dei particolari che emergono dall’inchiesta coordinata dalla Procura di Bari e denominata «Waterfront», nella quale sono indagate 18 persone, 13 delle quali raggiunte oggi da misure cautelari personali eseguite in diverse città d’Italia e altre 5 indagate in stato di libertà. A quanto si apprende le donne, minacciate dai proprietari delle case in caso di ritardo nei pagamenti pattuiti per l’affitto delle case, dai 100 ai 150 euro al giorno, prendevano appuntamento con i loro clienti (documentate visite anche di uomini in giacca e cravatta) prevalentemente sui social network, attraverso i loro profili Facebook.
Alcuni degli odierni indagati hanno condanne già passate in giudicato per reati simili e quelle stesse case in passato erano state nuovamente sequestrate perché luoghi di prostituzione. In alcuni casi sugli immobili gravano provvedimenti di demolizione anche per abusi edilizi. Tre delle vittime hanno collaborato con gli investigatori, fornendo dettagli delle presunte attività illecite dei loro sfruttatori. Durante le perquisizioni sono stati trovati circa 11mila euro in contanti oltre a quaderni con appunti e agende di appuntamenti, cellulari e sim che sono stati sequestrati e sono ora al vaglio dell’autorità giudiziaria.