Ha commentato persino l’attentato di Strasburgo il somalo arrestato a Bari. “Però se uccide i cristiani è nostro fratello”, questa l’intercettazione il giorno dopo l’atto terroristico che ha ucciso anche il giornalista italiano Antonio Megalizzi.
I fatti
Il gip del Tribunale di Bari, Maria Teresa Romita, ha convalidato il fermo del 20enne somalo, attualmente detenuto, accusato di terrorismo internazionale. Mohsin Ibrahim Omar, noto come Anas Khalil, è ritenuto dalle agenzie per la sicurezza Aisi e Aise come affiliato al Daesh in Somalia e in contatto con una sua cellula operativa. È quanto emerge dalle indagini della Digos della Questura di Bari, coordinate dalla Dda.
Le indagini sono state svolte dalla Digos della Questura di Bari, coordinate dalla Dda e sotto il coordinamento a livello centrale del Servizio per il Contrasto al Terrorismo Esterno della Dcpp/Ucigos con il supporto dell’Aisi e del Federal Bureau of Investigation statunitense (FBI) ed hanno consentito di documentare la “totale adesione dello straniero all’ideologia del cosiddetto stato islamico – spiegano gli inquirenti – e la sua organicità alla componente armata somalo-keniota di Daesh”. Sui social, in particolare Facebook, il giovane avrebbe diffuso foto e post di “esaltazione al martirio” e sono stati raccolti elementi relativi all’attività di “intenso indottrinamento su un altro straniero in corso di identificazione, al quale – dicono gli investigatori – impartiva vere e proprie istruzioni teorico-operative sul concetto di jihad armato”.
“Mettiamo bombe a tutte le chiese d’Italia. La Chiesa più grande dove sta? Sta a Roma?”. È una delle frasi intercettate dalla Dda. “L’urgenza di eseguire il provvedimento restrittivo – spiegano gli investigatori – è stata dettata dai riferimenti all’elaborazione di possibili progettualità ostili in relazione alle imminenti festività natalizie e alle chiese, in quando luoghi frequentati solo da cristiani”.
Il giovane, sabato scorso, è stato interrogato e si è difeso per circa due ore rispondendo alle domande del giudice, ma la sua ricostruzione non ha convintoo il gip. Secondo l’accusa il cittadino somalo, un 20enne disoccupato residente da tempo a Bari e su cui si stavano concentrando gli accertamenti della magistratura e della Digos, avrebbe raccolto materiale (video e foto) che incita alla jihad e l’avrebbe condiviso in chat, facendo proselitismo.
L’attenzione degli inquirenti riguarda anche altre persone su cui le indagini sono tuttora in corso. All’indomani dell’attentato di Strasburgo, poi, la Dda e la Digos hanno notato una più intensa attività in rete da parte del 20enne e hanno deciso di intervenire e bloccarlo, temendo gesti emulativi, mentre il giovane aveva già preparato la valigia per andare via da Bari.
Nuove intercettazioni
“Speriamo. Quello che uccide i cristiani, i nemici di Allah, è un nostro fratello. Da dove viene, viene. Però se uccide i cristiani è nostro fratello”. Così Mohsin Ibrahim Omar alias Anas Khalil, il 20enne somalo ommenta l’attentato a Strasburgo dello scorso 11 dicembre. Lo hanno reso noto gli investigatori dell’antiterrorismo barese oggi nel corso di una conferenza stampa. Il commento di Ibrahim risale alla mattina successiva all’attentato nei mercatini natalizi, ed è stato intercettato dagli inquirenti della Dda di Bari nelle stesse ore in cui stavano già scrivendo il provvedimento di fermo d’urgenza, eseguito mentre il 20enne stava per lasciare il capoluogo pugliese, presumibilmente per andare a Roma nel periodo natalizio, come si evince da alcune intercettazioni. (fonte Ansa)