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“Il tuo medico ti allunga la vita”: l’ordine di Bari promuove la continuità di cura

Pubblicato da: redazione | Gio, 6 Dicembre 2018 - 20:45

“Il tuo medico ti allunga la vita”. E’ la scritta che campeggia accanto a una grande torta con 105 candeline, sui cartelloni pubblicitari delle strade di Bari. È la nuova campagna di comunicazione dell’Ordine dei medici di Bari per promuovere la continuità di rapporto con il proprio medico, che “ti fa vivere più a lungo”. Secondo uno studio pubblicato sul British Medical Journal Open, infatti, la continuità di cura nella frequentazione del proprio medico è associata ad una riduzione della mortalità.

A fronte della crisi del tradizionale rapporto di fiducia medico-paziente, l’iniziativa intende sensibilizzare i cittadini rispetto all’importanza del rapporto personale con il proprio medico e della portata fondamentale della relazione di cura.

Un obiettivo che va nella direzione dei risultati emersi dalla recente ricerca Censis “Il medico pilastro del buon Servizio sanitario”: secondo il 58 per cento degli italiani – con percentuali che arrivano all’82,8% tra gli anziani – medico e paziente devono collaborare nel prendere le decisioni sulle cure migliori. L’87,1% degli italiani dichiara di fidarsi del medico di medicina generale (la quota raggiunge il 90% tra gli over 65 anni). Il riconoscimento della capacità del medico di individuare le cure migliori, grazie all’esercizio del suo libero giudizio clinico, va anche al di là del sistema di regole e di vincoli imposti dal sistema sanitario nazionale (tetti di spesa, linee guida, protocolli), che possono interferire con l’autonomia del medico: la maggioranza degli italiani (il 52,8%) ritiene che procedure e opzioni di cura prestabilite devono ritenersi utili a dare indicazioni di massima, lasciando però al medico la libertà di decidere se e come applicarle. Ancora più ampia è tra i laureati (54,9%) e le persone più anziane (54,6%) la quota di chi afferma la funzione di indirizzo non vincolante di tali strumenti, perché il medico è garante dell’interesse del paziente anche nei confronti del Servizio sanitario.

Anche in un momento in cui le fonti informative si moltiplicano a dismisura, i cittadini continuano ad assegnare al medico la funzione di fonte informativa principale sui temi della salute: il medico di medicina generale è la fonte numero uno (per il 72,3% degli italiani, in crescita rispetto al 66,3% rilevato nel 2008), seguono familiari e amici (31,9%), poi la tv (25,7%) e internet (il 23%, ma era solo l’8,7% nel 2008).

Per il 45,5% del campione nel medico ideale è fondamentale la dimensione psicologica e relazionale. Per il 42,3% il valore professionale, la conoscenza tecnica e l’aggiornamento scientifico. Per il 40,9% la disponibilità e la reperibilità anche grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie. Per il 39,6% il medico ideale è il garante del diritto alla salute del paziente, perché è pronto a difenderne l’interesse anche quando questo comporta scelte al di fuori delle indicazioni predefinite (protocolli, linee guida, vincoli di budget). Per il 37,5% inoltre deve essere meno attento agli aspetti burocratici (scrivere ricette, certificati, ecc.) dedicando più tempo all’ascolto dei pazienti.

“Il sistema sanitario investe ingenti risorse in farmaci e terapie per incidere di qualche frazione di punto percentuale sulla mortalità – commenta Filippo Anelli, Presidente Omceo Bari – mentre abbiamo a portata di mano uno strumento efficacissimo per ‘allungare la vita’ dei pazienti: come ha dimostrato lo studio britannico, incentivare il rapporto costante con il medico incide positivamente sulla salute dei cittadini. Una relazione che, come dimostra la ricerca Censis, gli stessi cittadini considerano fondamentale per la tutela della propria salute. Ricostruire allora il rapporto di fiducia medico-paziente, messo in crisi dalle difficoltà del ssn, deve essere una delle priorità. Non siamo medici dello Stato, che eseguono direttive calate dall’alto. Noi siamo medici dei cittadini, che tutelano il diritto alla salute riconosciuto a tutti dalla nostra Costituzione.”

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