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Bari, un’alleanza per annientare i clan Parisi e Capriati. Vendette e controllo dei rioni: così è scoppiata la guerra di mala

Pubblicato da: Vincenzo Damiani | Mer, 5 Dicembre 2018 - 17:30

Un’alleanza tra i clan del San Paolo, del Libertà e di Madonnella per annientare i Parisi a Japigia e i Capriati a Bari Vecchia, è il retroscena che emerge da un’inchiesta della Dda di Bari coordinata dai pm Fabio Buquicchio e Marco D’Agostino e svolta dai carabinieri. Questa mattina gli investigatori sono intervenuti con urgenza fermando 14 persone, gli inquirenti temevano che, a breve, si potessero consumare altri agguati dopo l’omicidio a Japigia di Domenico Capriati, nipote del boss di Bari Vecchia, Antonio Capriati (detenuto) e, ancora prima, quello di Walter Rafaschieri.

Cosa sta succedendo nella mala barese? Secondo una ipotesi investigativa le famiglie Di Cosimo e Rafaschieri si sarebbero alleate con gli Strisciuglio per guadagnare “spazi” negli affari illeciti, dallo spaccio alle estorsioni. E starebbero tentando di estendere il proprio controllo sui rioni di Japigia e su Bari Vecchia, quest’ultima già in parte controllata dagli Strisciuglio. In questo clima teso vanno inquadrati gli ultimi due omicidi, quello di Walter Rafaschieri, assassinato vicino allo stadio San Nicola; e quello di Domenico Capriati, ucciso sotto a casa a Japigia. Una striscia di sangue che – temono gli inquirenti – potrebbe proseguire, ecco il motivo del blitz di stamattina dei carabinieri. Dietro gli ultimi due omicidi potrebbero esserci, sospettano gli investigatori, anche vecchi rancori e vendette da consumare: il papà di Walter Rafaschieri, Vincenzo, fu ucciso nel 1994 da Domenico Monti, braccio destro di Antonio Capriati. Monti è stato scarcerato qualche mese fa dopo aver scontato la pena, il suo ritorno in libertà ha generato nuove frizioni negli ambienti criminali. Monti era molto vicino a Domenico Capriati e, come lui, da qualche settimana era andato a vivere a Japigia, feudo di Savino Parisi: segno di un’alleanza siglata tra le due cosche. Non è da escludere che, oltre a motivi di contrasto per la gestione degli affari illeciti, tra le concause degli ultimi due omicidi ci sia la volontà di vendicare le morti di oltre 20 anni fa.

I quattordici pregiudicati sottoposti a fermo dai carabinieri devono difendersi, a vario titolo, delle accuse di porto e detenzione di armi da sparo e per alcuni episodi di estorsione ai danni di commercianti, con l’aggravante del metodo mafioso e della finalità di agevolare associazioni mafiose. Secondo l’accusa, gli indagati, tutti originari dei quartieri baresi San Paolo, Libertà e Madonnella e da tempo in guerra con le organizzazioni criminali del quartiere Japigia, negli ultimi mesi avrebbero pianificato agguati e incursioni intimidatorie.

Non a caso, la Procura, in una nota, ha sottolineato che i fermi si sono resi indispensabili per “la disponibilità di armi da parte dei fermati e il ricorso all’uso delle stesse, più volte verificatosi negli ultimi mesi, nell’ambito di contrasti criminali tra le varie consorterie cittadine. Inoltre è stato accertato il concreto pericolo di fuga da parte dei destinatari del provvedimento, i quali possono contare su basi logistiche alternative nella provincia ed all’estero”. Nel provvedimento è contestata anche l’estorsione di 15 mila euro ad una enoteca del quartiere Madonnella. Le persone sottoposte a fermo sono i 33enni Cristian Di Cosimo, Francesco Alessandro Rafaschieri e Cosimo Damiano Ladisa, i 28enni Tommaso Ruggiero, Francesco Mastrogiacomo e Luca Lanave, il 30enne Saverio De Santis, il 25enne Giovanni Raggi, il 22enne Daniele Di Leo, il 21enne Francesco Gismondo, il 27enne Roberto Mezzina Troiani, il 29enne Ivan Lovergine, il 32enne Bruno Di Lauro.

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