Si chiama Francesco Di Gennaro, ha 62 anni ed è un infermiere che crede nella “comicoterapia”. Il suo libro “Infermiere di professione, comico per vocazione” sarà presentato nel carcere minorile il 7 dicembre alle 16.
Come è nata la “comico terapia”?
“Sono entrato nel Policlinico di Bari in qualità di ausiliario. Il mio compito era quello di fare le pulizie. In quei frangenti, tra una lavata e l’altra, notavo ansia, nervosismo, dubbi, tanta solitudine sia nei pazienti che nei loro famigliari. Essendo un tipo abbastanza ironico, ho cominciato a fermarmi vicino ai pazienti e a raccontare loro delle barzellette, a fare delle gag, delle battute, tanta ironia; ho notato subito che funzionava e non mi sono più fermato.
Così è nata la mia comico terapia, era il settembre del 1982. Ora ho 62 anni e lavoro sempre al Policlinico. Nell’89 ho iniziato il corso da infermiere professionale e nel 94 quello da capo sala; ho espletato entrambe le mansioni, ma non ho mai smesso di somministrare la comico terapia, nonostante fossero aumentate le responsabilità; da quel giorno diciamo che è nata una piccola rivoluzione, sia in me che nei posti dove lavoravo, nei reparti, negli ambulatori, dovunque io andassi, sparavo quelli che ho definito “proiettili dell’amore, diritti al cuore di pazienti e famigliari”.
Quali benefici ha notato nella comico terapia?
“I benefici sono tanti: elimina il trauma della degenza, ci sono vantaggi a livello gastro intestinale e respiratorio, si potenzia il sistema immunitario, si velocizzano le guarigioni. Il paziente e i famigliari trascorrono una degenza serena e questo fa bene anche a noi operatori sanitari”.
Come mai ha deciso di presentare il suo lavoro nelle carceri?
“Ad un certo punto, nel 2010 è uscito il mio libro “Infermiere di professione, comico per vocazione “, ho cominciato a presentarlo negli ospedali e nei corsi di laurea delle professioni sanitarie di tutta Italia. Notando tanta violenza nella società, mi sono detto : “perché non raccontare questa storia anche in altri ambiti che non siano la sanità ” e così ho iniziato a girare le scuole, le università, le chiese, le case di riposo, i bar, le discoteche, i centri commerciali. Di colpo, mi è venuta la voglia di andare nelle carceri e così ho iniziato, proprio dal minorile di Bari, tre anni fa, il mio percorso, che mi ha portato in 28 carceri italiane. Al Fornelli questo è il terzo anno”.
Che obiettivo si è prefissato?
“Io vorrei umanizzare la sanità e la società attraverso l’ironia e il sorriso. Penso a quegli operatori sanitari che umiliano e picchiano gli anziani nelle case protette, a coloro che mobbizzano pazienti e famigliari, alle maestre e ai maestri che picchiano i bambini negli asili nido, a tutte le piaghe della nostra società e della nostra sanità che cerco di eliminare con il sorriso, l’ironia e la mia personale comico terapia, che spiegherò il 7 ai giovani detenuti del carcere minorile di Bari. Con me ci saranno due cantanti con un repertorio napoletano che mi hanno già accompagnato in alcune carceri, Lino Ciliberti e Enzo Primavera. Un impegno duro ma bello, che mi ha massacrato economicamente ma reso felice moralmente, fino a quando potrò espletarlo, continuerò, sia nella sanità che nella società”.