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Bari, tre storie della generazione part time: “Il precariato ci obbliga ad andare via”

Pubblicato da: Daniele Leuzzi | Dom, 25 Novembre 2018 - 09:00
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Disoccupazione giovanile al 39,4 per cento nel Mezzogiorno. Con i dati Istat 2018 che mostrano un peggioramento di quasi 10 punti rispetto al 2004 e picchi in città metropolitane come Bari, Napoli, Palermo fino al 50 per cento della popolazione di età compresa tra 16 e 29 anni. A dare concretezza ai numeri sono le esperienze di vita dei ragazzi e delle ragazze baresi. Quella che era considerata la generazione mille euro, oggi è diventata la generazione basata su lavoro precario “part time” e che invoca il sostegno dello Stato.

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Manuel, 29 anni.

“Andare via da Bari, per un periodo di tempo limitato, è una necessità più che una opzione perché inseguire la stabilità è sempre più difficile. Dopo una laurea triennale Uniba ho deciso di intraprendere un’esperienza all’estero, in Irlanda. Ho scoperto un sistema più pulito con poche regole nel segno della legalità: divieto di lavoro a nero anche per le occupazioni meno redditizie (come barman e lavapiatti), obbligo di ottenere una carta di servizio pubblico dopo un periodo di praticantato, salario minimo per ogni ora di impiego. Il ritorno in Italia, prima a Roma poi a Bari, è legato alla determinazione di voler continuare un progetto lasciato a metà”.

Giulia, 24 anni

“Mi sono diplomata a Bari nel 2014 ma non sapevo dove proseguire i miei percorsi di studio. Compro una macchina fotografica professionale e inizio a darmi da fare: divento fotografa freelance. Mi divido tra concerti, eventi e discoteche. Ero io il datore di me stessa; cercavo clientela e titolari intenzionati a collaborazioni lavorative. Mi è andata molto bene in fin dei conti ma mi ritenevo una precaria e non del tutto soddisfatta. Poi il caso fortuito: tramite conoscenze mi trasferisco negli Usa per 6 mesi. Torno a Bari e mi rendo conto di indossare un vestito che ormai, mi va troppo stretto. I miei orizzonti si sono allargati, le mie esigenze sono aumentate e capisco cosa voglio. Mi trasferisco a Bologna. Attualmente sono al terzo anno di scienze della comunicazione. Non credo di voler tornare nella mia città natale. Sto per laurearmi e penso già in quale altra città proseguire il mio percorso”.

Dario, 26 anni

“Ho scelto di andare via da Bari a 17 anni per cercare di ambientarmi in una grande metropoli che offre più occasioni. Effettivamente a Roma così è stato. All’inizio ho fatto dei piccoli lavori nei pub per mantenermi economicamente. Col passare del tempo sono cresciute le mie esigenze e ho trovato lavoro nel campo della vendita come agente immobiliare. Nella capitale ho imparato competenze e ho seguito un percorso di maturazione diverso rispetto a quello che avrei compiuto a Bari perché si stringono più affari. Sono riuscito a comprare una casa tutta mia, provando a vivere nella società capitolina. Ma dopo sette anni ho deciso di tornare a Bari: in me è nata una voglia di riscatto in modo da portare la mia esperienza nella terra d’origine a cui sono molto legato. E’ il sogno di ogni ragazzo barese rimanere qui, alla ricerca di una stabilità che consente un vita agiata indipendente dal supporto familiare”.

(Foto Espresso)

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