Alla luce del protocollo appena firmato da Conferenza delle Regioni e Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei medici), l’Ordine dei medici di Bari chiede chee “si sospenda la discussione in consiglio regionale del disegno di legge sulla sospensione dell’intramoenia” e che venga istituito “un gruppo di lavoro coinvolgendo i medici nel dibattito sulle liste di attesa”.
“Nel 2003 – dicono dall’Ordine dei medici – in occasione dei 25 anni dall’istituzione del Servizio sanitario nazionale, Tina Anselmi, che da Ministro della Salute aveva portato all’approvazione delle Camere la legge 833, richiamava tutti al senso di responsabilità e invitava a non fare riforme della Sanità senza il contributo degli operatori sanitari, cioè dei medici, perché senza la loro adesione le grandi riforme non avrebbero mai potuto camminare”.
“Lo stesso appello rivolgo oggi ai consiglieri regionali della Regione Puglia nel momento in cui affrontano l’esame della legge sul blocco dell’intramoenia presentata dal consigliere Amati”, dichiara Filippo Anelli, Presidente Omceo Bari e Fnomceo. “In questi giorni abbiamo lavorato intensamente con la Conferenza delle Regioni e con il suo presidente Bonaccini per mettere a punto un protocollo d’intesa che rendesse operativa la legge Lorenzin nella parte che ha trasformato il ruolo degli Ordini da enti pubblici ausiliari dello Stato ad enti pubblici sussidiari dallo Stato. Il Protocollo, sottoscritto dal presidente della Conferenza delle Regioni e da me come presidente della FNOMCeO consente di avviare tavoli di confronto permanenti tra gli Ordini e le Regioni.”
“Alla luce di quell’accordo – dicono dall’Ordine – appena firmato e approvato da tutti i presidenti delle singole Regioni, sarebbe un grande segnale di apertura la sospensione della discussione della legge e l’avvio di un confronto con la professione medica attraverso l’istituzione di un gruppo di lavoro Regione-OMCeO. Questo permetterebbe alla professione medica di indicare soluzioni utili per un nuovo esame della problematica delle liste di attesa, in coerenza con il ruolo di sussidiarietà assegnato dalla legge agli Ordini, e consentirebbe poi al consiglio regionale di dibattere la questione alla luce di un quadro completo della situazione. Vorrebbe dire aprire la politica al dialogo e alla partecipazione ai processi decisionali degli operatori, che oggi in qualche modo si sentono esclusi e non coinvolti in un percorso che ha ripercussioni notevoli sui cittadini, oltre che sui medici”.