Al lavoro con tute e divise estive. E la “magra consolazione” di stufe spesso non funzionanti. Una situazione denunciata dal Coordinamento sindacale penitenziario, che parla di difficoltà insostenibili nel lavorare in particolari condizioni climatiche sui luoghi di lavoro, nelle postazioni armate e sui perimetri delle cinte murarie dei penitenziari.
Il repentino abbassamento delle temperature verificatosi nei giorni scorsi ha reso ancora più complicato il normale lavoro quotidiano degli agenti penitenziari. “I poliziotti operano in condizioni estreme – scrive il segretario generale Domenico Mastrulli – paragonabili ai periodi del dopoguerra. All’interno delle strutture carcerarie le aree e interi piani in cui sono allocati uffici e direzioni vivono in una condizione di estremo confort, in luoghi perfettamente climatizzati sia d’estate che d’inverno. La polizia penitenziaria è considerata la Cenerentola del sistema carcerario: alle aggressioni, alle violenze e al dileggio, ci si aggiunge pure il mancato ricambio stagionale del vestiario.
“E’ quanto si sta verificando in diversi istituti del territorio – aggiunge il leader sindacale – compreso il carcere di Trani dove i poliziotti allo stato attuale e probabilmente anche a dicembre saranno costretti a indossare divise o tute di servizio estive. Il punto è che il personale opera in luoghi o reparti privi di adeguato riscaldamento in violazione delle norme sulla sicurezza e sulla salute. Le poche stufe movibili ancora in uso – spiega il segretario del sindacato autonomo – , invocano riparazioni e sostituzioni di parti di ricambio, dunque molte di queste non sono neanche funzionanti”.
Denunciando la assoluta mancanza di garanzie contrattuali, il Cosp sottolinea ancora una volta le condizioni di lavoro precarie: “Il personale – conclude Mastrulli – continua ad ammalarsi assentandosi dal servizio, riteniamo che le responsabilità vadano ricercate in chi è ha la responsabilità dei luoghi di lavoro e che dovrebbe occuparsi di queste situazioni”.