Bambini abbandonati in tenera età o non riconosciuti alla nascita, la storia si ripete. E’ un fenomeno antico quello dei “trovatelli”, come riportano le fonti ecclesiastiche fino al XIX secolo soprattutto nel Mezzogiorno. Il caso del bimbo di 45 giorni, di nazionalità rumena, nato a Taranto il 24 settembre e dopo pochi giorni trasferito nell’ospedale pediatrico di Bari, ha commosso i lettori sui social e la notizia ha fatto partire una corsa alla solidarietà.
In totale anonimato, l’infante veniva lasciato nella “ruota degli esposti” all’interno di una bussola girevole. Era la prima forma assistenziale che tutt’oggi rimane uno strumento ancora attivo: a Monopoli, da oltre un anno, il convento di San Francesco da Paola ha inaugurato la nuova “rota” che per secoli dal 1600 ha salvato le vite degli Esposito. Tutto parte dalla vicenda di Chiaraluna, partorita e abbandonata sulla spiaggia il 15 febbraio 2017 e ritrovata senza vita da due turisti stranieri.
Il parto “anonimo” è tema contemporaneo. Il senatore della Lega Simone Pillon ha presentato una proposta di legge per l’ammodernamento della rota in tutti i comuni italiani con la collaborazione di aziende sanitarie. Sul territorio nazionale ci sono circa 50 strutture.