Un pitbull in campo, un golden retriever nella vita. Un “cagnaccio” tranquillo, all’apparenza quasi timido. Zaccaria Hamili, uno dei pilastri del nuovo Bari, nato a Manerbio (Brescia) da genitori marocchini 27 anni fa, racconta esperienze passate, sensazioni presenti e obiettivi futuri, a partire dal salto di categoria con la maglia del Bari. Un traguardo che i biancorossi stanno provando a costruire abbinando il carattere al notevole tasso tecnico, come accaduto nel 3-1 di Acireale in nove uomini contro undici.
“Una vittoria importantissima, abbiamo dimostrato di saper soffrire tutti insieme e nonostante la doppia inferiorità numerica siamo riusciti a portare a casa tre punti importantissimi” spiega Hamlili. Il centrocampista lombardo ha spegato di non essere rimasto sorpreso dal clima infuocato dello stadio Tupparello: “Ce l’aspettavamo, magari non così tanto. Ma sappiamo che ogni volta che giocheremo fuori casa troveremo situazioni del genere. Siamo stati bravi a non cadere nel tranello, a parte l’espulsione di Pozzebon, ma non ho rivisto le immagini”.
Cresciuto nel settore giovanile del Brescia, ha giocato nella Virtus Entella, poi ha vestito le maglie di Cuneo, Forlì, Ancona e Pistoiese, prima di scendere nell’interregionale con i biancorossi: “Una chiamata da Bari non si poteva rifiutare. Mi ha chiamato Cornacchini, che ho avuto ad Ancona tre anni fa. Arrivammo quarti, nell’ultimo anno in cui ai playoff accedevano le prime tre. Pochi giorni dopo la telefonata, ero già in ritiro. Oltre a essere un grande allenatore, è una grande persona, una persona diretta e nel calcio ce ne sono poche”.
Giocatore duttile, si adatta sia in uno schema col doppio mediano, sia in un centrocampo a tre, da mezz’ala o davanti alla difesa. In passato è stato convocato dal ct della Nazionale italiana Lega Pro, mentre dal suo Paese d’origine nessuno a pensato a lui. Zaccaria non sembra, però, farne un dramma. Fra i suoi idoli c’è Andrea Pirlo, ma anche giocatori di lotta come Vidal, Kanè o Allan. Qualcuno l’ha paragonato proprio al brasiliano del Napoli, “Sono uno cui piace recuperare molti palloni, sacrificarsi e dare una mano ai compagni, ma il paragone con Allan mi sembra eccessivo”. Aggressivo in campo, si trasforma nella vita di tutti i giorni: “Sono tranquillo, all’apparenza anche timido”.
A Bari ha trovato il calore che si aspettava e che “quando giochiamo in casa è una forza in più che dobbiamo utilizzare”. Zaccaria ha trovato in Brienza un maestro dal quale imparare, in Bolzoni un ottimo compagno di reparto (“Ci copriamo benissimo”) e nei giovani degli elementi di valore che non tutti possono permettersi. Fuori dal campo ha legato con Feola, ma anche con Neglia, Bollino e lo stesso Bolzoni, ma il tempo libero lo spende spesso a casa, fra serie e programmi televisivi. Soprattutto relax, insomma, per il giocatore di movimento più impiegato da Cornacchini in campionato: 673 minuti in campo su 720 totali, recuperi esclusi.
Un tipo tranquillo, finché cambia scarpe e allaccia quelle con i tacchetti. “Anche a 27 anni non mi accontento mai e voglio arrivare più in alto possibile. Non sono più giovanissimo, ma accontentarsi non ha senso”, il suo mantra. Una garanzia, insomma per un Bari che deve “cercare di dare continuità alle vittorie, sperando che le altre rallentino dietro. Pensiamo partita dopo partita”.
La prossima è col Città di Messina: “Dipenderà molto dal nostro approccio. Contro di noi fanno tutti la partita della vita. Se facciamo le cose che sappiamo fare, possiamo fare molto bene”.