Mini gruppi, composti da medici, infermieri e collaboratori di studio, si prenderanno cura di circa un milione di pugliesi affetti da malattie croniche e lo faranno a domicilio, riducendo così il carico sugli ospedali e, allo stesso tempo, favorendo i pazienti stessi. E’ il riassunto del progetto Care Puglia 3.0 approvato dalla giunta Emiliano e che, quindi, può entrare nel vivo a breve.
I pazienti che potranno usufruire di questa nuova assistenza sono persone con età superiore ai 40 anni affetti da ipertensione arteriosa, oppure diabete mellito di tipo II, o broncopneumopatia cronico-ostruttiva (Bpco) o, infine, scompenso cardiaco. Gli ammalati potenzialmente reclutabili sono complessivamente pari a 1.080.424, in media a 295 per ciascun medico di medicina generale. Il progetto prevede una prima fase sperimentale che potrà durare massimo due anni, al termine della quale il modello assistenziale – se darà risultati positivi come si immagina – sarà implementato per l’intera popolazione cronica con il coinvolgimento di tutti i medici di base.
I mini team saranno composti dai medici di famiglia, infermieri e collaboratori di studio, il progetto non prevede gestori o strutture societarie: le prestazioni cliniche, infatti, saranno erogate all’interno degli ambulatori dei medici di base, anche per quanto riguarda la diagnostica di primo livello sulla base di un piano assistenziale individuale. Care Puglia 3.0 nasce dall’esigenza di affrontare la nuova sfida rappresentata dalle malattie croniche, sempre più prevalenti nella popolazione anche per via dell’invecchiamento. Le patologie croniche, ormai, sono in progressiva crescita e, richiedendo continuità di assistenza per periodi di lunga durata oltre ad una forte integrazione con i servizi sociali, impegnano gran parte delle risorse del sistema sanitario regionale e nazionale. Si stima, infatti, che circa il 70-80% delle risorse sanitarie sia oggi speso per la gestione delle malattie croniche. Dalla banca dati “Assistito” emerge che la prevalenza dei soggetti cronici in Puglia, nel 2015, si attesta intorno al 40% della popolazione, il quale assorbe circa l’80% del valore tariffario delle prestazioni sanitarie erogate.
Ogni figura avrà un ruolo ben definito e non ci saranno gerarchie: l’infermiere, ad esempio, assumerà la funzione di “case manager”, cioè una figura professionale di assistenza ma anche di collegamento tra i diversi attori del percorso assistenziale, favorendo l’integrazione e fungendo da tutor del paziente. Il collaboratore di studio, invece, si occuperà della gestione informatica e coadiuverà l’infermiere nel supporto alla gestione delle pratiche amministrative del paziente. Sarà il collaboratore, ad esempio, ad effettuare le prenotazioni delle prestazioni specialistiche sulle agende dedicate, ad informare il paziente delle scadenze, ad effettuare il recall in caso di mancata aderenza.