La Procura generale di Bari ha chiesto la conferma della condanna, con aggravamento di pena da 25 a 28 anni di reclusione, per Antonio Colamonico, imputato per l’omicidio della 29enne italo-brasiliana Bruna Bovino, uccisa il 12 dicembre 2013 nel centro estetico che gestiva a Mola di Bari.
Nell’udienza che si è celebrata dinanzi alla Corte di Assise di Appello di Bari, presente l’imputato, ex compagno della vittima, e i familiari di Bruna, prima della requisitoria del pg è toccato all’ultimo teste della difesa, rappresentata dagli avvocati Nicola Quaranta e Massimo Roberto Chiusolo. Si tratta di commerciante che ha un laboratorio di tatuaggi vicino il centro estetico dove è stata uccisa la ragazza e il cui racconto potrebbe scagionare l’imputato. L’uomo, infatti, sostiene di aver visto e salutato Bruna circa un’ora dopo il momento del delitto, così come ricostruito dall’accusa (intorno alle 17). Alle 18.15 di quel 12 dicembre il commerciante è immortalato nelle immagini della videosorveglianza di un bar e sostiene di aver incontrato la ragazza dopo aver preso quel caffè. In tal caso, ritiene la difesa, ad ucciderla non potrebbe essere stato Colamonico, perché a quell’ora era già a Polignano e lo confermano le celle telefoniche.
Colamonico, in carcere per il delitto dall’aprile 2014, è accusato di omicidio volontario e incendio doloso, appiccato secondo l’accusa per cancellare le prove del delitto appena compiuto. Il corpo della vittima, infatti, fu trovato semicarbonizzato sul pavimento del centro estetico, fra brandelli di indumenti e sangue, dopo essere stata uccisa con 20 colpi di forbici e strangolata. Il processo è stato rinviato al 7 novembre per l’arringa difensiva e la sentenza.