Giuseppe Cataldo ha 42 anni, è nato a Bari e si è trasferito a Monza da nove anni. Dopo che ha lasciato il lavoro di animatore ha cercato diversi impieghi fino a quando non ha deciso di aprire un franchising di prodotti di igiene intima e pannolini al Nord. Sono passati due anni ed ora rischia di chiudere. Gli affari vanno male anche a causa di pregiudizi legati al suo aspetto fisico. Sì perché Giuseppe, pur essendo di Bari, è un po’ più scuro di carnagione e molti lo scambiano per un egiziano o arabo.
“La situazione è peggiorata quando mi sono trasferito in un nuovo locale un po’ più al centro di Monza – ci racconta – vicino al Policlinico. Da quando sono qui non fanno altro che dirmi: “Tu non sei italiano”. Durante i Mondiali mi chiedevano come mai non seguissi le partite della mia squadra ed io ho sempre ripetuto che ero italiano”.
Giuseppe è stato costretto persino a sistemare un cartello all’esterno della sua attività, scrivendo il suo nome e cognome, proprio per evidenziare le sue origini.
“Vedo che la gente passa – continua – guarda all’interno e poi prosegue dritto. Quando ho messo il cartello ho fermato una signora che si era soffermata a guardare le vetrine. Ma lo stesso non mi ha creduto. In questi anni non mi ero accorto che c’era questo pregiudizio nei confronti degli stranieri”.
Una situazione che lo sta portando alla chiusura. “Gli altri negozi dello stesso franchising vanno bene – conclude – io ho persino cercato di essere il più italiano possibile, per esempio abbronzandomi poco in maniera tale da non scurire ancora di più il colore. Ma non è servito. Io sono davvero dispiaciuto perché ho investito in questa attività i soldi dei miei nonni”.