La Corte di Appello di Bari ha dato ragione ad un pensionato di Gagliano del Capo (Lecce) che otto anni fa si era visto recapitare una bolletta da oltre 16mila euro da Acquedotto Pugliese. In sintesi, per i giudici del secondo grado, che hanno rigettato il ricorso di Aqp, se l’anomalo consumo di acqua può essere dovuto alla cattiva esecuzione della sostituzione del contatore, avvenuta in assenza del consumatore, senza consentire a questi un contraddittorio e di verificare la regolarità delle operazioni, l’utente non è tenuto a pagare.
A darne notizia è l’Unione Nazionale Consumatori che ha assistito l’uomo nel giudizio. La vicenda inizia nel 2010, quando il pensionato salentino, ora residente in provincia di Ancona, per la seconda casa ereditata dal nonno, da anni disabitata, si è visto recapitare da Acquedotto Pugliese una bolletta da 16.813,26 euro per un presunto consumo di 6.079 mc di acqua in sei mesi, pari a quella presente in 2 piscine olimpioniche.
“Per dare un’idea dell’assurdità del dato, – spiegano i legali – per l’Istat il prelievo annuo di acqua per uso potabile pro capite è pari a 156 metri cubi per abitante e la spesa media annua per la fornitura di acqua connessa all’abitazione è pari a 163,08 euro”. Pochi mesi prima Aqp aveva cambiato il contatore e, sostenendo che fosse “integro e funzionante”, aveva ottenuto nel 2013 un decreto ingiuntivo dell’importo di oltre 18mila euro compresi interessi. Già in primo grado, nel 2015, tramite gli avvocati Corrado Canafoglia ed Elisa Pellegrini, il Tribunale aveva accolto la tesi del consumatore annullando il decreto ingiuntivo e ora la Corte di Appello ha confermato quel verdetto ritenendo che “un malfunzionamento del misuratore” potrebbe aver “indicato consumi mai realmente avvenuti”.