Con la costituzione delle parti civili, Asdp Mam (Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale), ministero dell’Interno, Agenzia delle Entrate, Cooperativa Ariete e Associazione Antiracket Puglia, è cominciata l’udienza preliminare nei confronti di 37 persone, presunte affiliate al clan Capriati di Bari e di un funzionario dell’agenzia delle entrate, accusati a vario titolo di associazione mafiosa, traffico e spaccio di droga, aggravati dal metodo mafioso e dall’uso delle armi, porto e detenzione di armi da guerra, estorsioni aggravate dal metodo mafioso e continuate, furti, truffa e induzione indebita a dare o promettere utilità.
Stando alle indagini della Dda di Bari, coordinate dal pm Isabella Ginefra, che nei mesi scorsi ha chiesto il rinvio a giudizio degli imputati, il clan aveva assunto di fatto il controllo del servizio di assistenza e viabilità all’interno del porto di Bari (più della metà dei 44 dipendenti della cooperativa che gestisce quei servizi sono risultati pregiudicati o loro familiari). Gli inquirenti hanno accertato anche che il gruppo criminale avrebbe obbligato i commercianti del mercato di Santa Scolastica e gli ambulanti della festa patronale di San Nicola del 2015 ad acquistare merce da fornitori amici utilizzando la forza di intimidazione del “brand Capriati”, oltre ad occuparsi delle attività tipiche della criminalità organizzata: traffico di armi e droga, furti e rapine.
Secondo la Dda ai vertici del gruppo mafioso c’erano i fratelli Filippo e Pietro Capriati, nipoti dello storico capo clan Tonino. Tre degli undici imputati hanno chiesto di essere processati con il rito abbreviato. Si tornerà in aula, dinanzi al gup Antonella Cafagna, il prossimo 26 novembre per eventuali ulteriori richieste di riti alternativi con un calendario di udienze già fissato fino a gennaio 2019.