“Io, ex vittima di tratta, rischio l’espulsione se ci sarà la stretta sui permessi di soggiorno per motivi umanitari”. Adelina Sejdini, 42enne nativa albanese di origini greche, vive da alcuni anni in provincia di Brindisi. Circa 18 anni fa, dopo essere stata sequestrata, violentata e venduta, è arrivata in Italia dove per alcuni anni è stata vittima del racket della prostituzione, finché ha deciso di ribellarsi e denunciare collaborando con le forze dell’ordine e portando all’arresto di decine di persone.
Da allora si occupa di mediazione culturale ed è attivista di un’associazione impegnata nel recupero delle vittime della tratta e della prostituzione. Ora, però, ha paura per le conseguenze di alcune clausole previste dal decreto immigrazione. “Sono d’accordo con il ministro Salvini – dice – quando parla di delinquenti e terroristi. Ma io sono in Italia da 18 anni con un permesso di soggiorno per motivi umanitari in quanto vittima di tratta, permesso che mi è scaduto ad aprile e sono in attesa di rinnovo. Mi impegno in prima linea, mi sono ribellata al racket, e ora mi hanno lasciata come un fantasma”. Adelina al momento non ha cittadinanza.
“Se mi rimpatriano, dove mi mandano, sulla luna?”, chiede retoricamente lanciando un appello al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dal quale chiede di essere ascoltata. “Penso alle migliaia di donne che hanno la protezione per motivi umanitari, come me – dice Adelina – Con questa stretta che fine fanno? Si rischia di spingere queste persone nelle braccia della malavita organizzata, magari scendendo a compromessi pur di avere un permesso di soggiorno con finti lavori. Lo Stato italiano, tanti anni fa, mi ha convinta a denunciare, mi hanno promesso protezione, ora mi protegga fino alla fine”.