A livello globale è stimato che un pasto medio percorra più di 1.900 chilometri per camion, nave o aeroplano prima di arrivare sulla tavola e spesso ci vuole più energia per portare il pasto al consumatore di quanto il pasto stesso provveda in termini nutrizionali, senza contare gli effetti sull’atmosfera e sui cambiamenti climatici provocati dall’emissione di gas ed effetto serra, denuncia Coldiretti Puglia.
Consumando prodotti locali e di stagione e facendo attenzione agli imballaggi, una famiglia può arrivare ad abbattere fino a 1000 chili di anidride carbonica l’anno. E’ stato ad esempio calcolato – aggiunge Coldiretti – che un chilo di prugne dal Cile devono volare 12mila chilometri con un consumo di 7,1 kg di petrolio che liberano 22 chili di anidride carbonica, mentre l’uva dal Perù percorre quasi 11mila chilometri con un consumo di 6,5 chili di petrolio e l’emissione di 20,2 chili di anidride carbonica.
“E’ grande l’attenzione dei consumatori alla tutela della salute e dell’ambiente attraverso scelte agroalimentari consapevoli, con un occhio sempre attento al Km0 che garantisce l’impatto ambientale 0 e ai prodotti della biodiversità a rischio di estinzione che i nostri agricoltori di Campagna Amica stanno recuperando, salvaguardando e offrendo ai consumatori”, commenta Gianni Cantele, presidente di Coldiretti Puglia. “La famiglia pugliese spende in media 457 euro per la spesa aggiunge Cantele – posizionandosi al decimo posto della classifica nazionale dei consumi alimentari che nel Mezzogiorno d’Italia assorbono quasi un quarto della spesa complessiva, anche se è il Nord Est dove gli acquisti di cibo sono più alti e 6 consumatori su 10 acquistano direttamente dal contadino”.
Il 2017 nel carrello delle famiglie italiane – dice Coldiretti Puglia – ha visto un prepotente ritorno della dieta mediterranea con l’aumento della spesa per l’olio d’oliva (+11%), frutta e verdura (entrambe con +4%), pane e pasta (+1%) nonché la riscossa della carne dopo anni di costante calo dei consumi.
“Le aziende agricole pugliesi che hanno scelto la vendita diretta in azienda o nei mercati del contadino come canale commerciale vendono il 35% di olive e olio al consumatore finale – aggiunge Angelo Corsetti, direttore di Coldiretti Puglia – ciò vale anche per i prodotti ortofrutticoli e per i trasformati, mentre rispetto ai tradizionali canali commerciali vendono in media il 13% della produzione alle provincie limitrofe alla propria e circa il 9% in altre zone d’Italia, il restante 4% viene destinato al mercato estero (3% Paesi europei e 1% Paesi Extra-Ue). Le percentuali sono analoghe per tutti i comparti, ad eccezione delle aziende olivicole e vitivinicole, per le quali la quota estera sul totale commercializzato ha un’incidenza più rilevante (rispettivamente, 7% e 13%)”.