“Ho convocato questa conferenza per comunicarvi la mia volontà di lasciare il Movimento Cinque Stelle. E’ una decisione che prendo nel rispetto di più di mille cittadini che mi hanno votato ma anche di tutto il resto della città. Ho sperato anch’io che fosse finalmente arrivato il momento di iniziare a realizzare una Taranto libera dalla fonti inquinanti, fondata su quelle economie alternative che da decenni vengono sacrificate”.
Così Massimo Battista, operaio Ilva, consigliere comunale di Taranto, ex sindacalista Fiom e militante di Rifondazione comunista, nonché attivista del movimento Liberi e pensanti, annuncia le sue dimissioni dal Movimento 5 Stelle. Il motivo è l’accordo siglato dal vice premier Luigi Di Maio per il passaggio dello stabilimento siderurgico ad Arcelor Mittal contrariamente a quanto promesso in campagna elettorale: chiusura.
“Da diversi mesi è evidente per me – ha spiegato Battista in una conferenza stampa – che le speranze nel Movimento Cinque Stelle sono state tradite. Da quando si è insediato il governo Conte. Allearsi con un partito xenofobo e razzista come la Lega ha segnato lo spartiacque tra un Movimento spontaneo, cresciuto dal basso, e un partito conservatore che soffia sulle paure della gente. Nonostante mi fosse chiaro ho voluto aspettare. Il mio mandato elettorale, la mia storia, è strettamente legata all’Ilva di Taranto e su questo ho voluto giocarmi fino in fondo la partita. Sono un operaio, un ex delegato sindacale, ma soprattutto sono un cittadino che ama la sua città. Ho voluto vedere cosa ci fosse per Taranto nel mazzo di carte del Cinque Stelle, nelle mani di Di Maio. Ho sperato di poter incidere per indirizzare le scelte verso un cambiamento vero, tangibile, lungimirante. Né più né meno di quello che avevamo promesso in campagna elettorale, alle amministrative prima e alle politiche poi. Abbiamo difeso – ha proseguito – a denti stretti quanto era scritto nel programma politico affinché fosse riportato intatto all’interno in quello di governo. Siamo riusciti a non snaturare completamente quell’impegno formale ma non è bastato. Alla prova dei fatti hanno dimostrato di non voler mettere in discussione l’attuale economia della città procedendo in continuità con il precedente esecutivo. Un cambio di rotta che non è mai stato realmente condiviso con il territorio, con noi che siamo nelle istituzioni e che in esse rappresentiamo il Cinque Stelle. Io, come i cinque parlamentari, abbiamo incontrato solo due volte Di Maio per parlare di Taranto e Ilva. Onorevoli e senatore tarantini non erano neanche stati informati la scorsa settimana dell’incontro tra sindacati, Mittal e Di Maio per raggiungere un accordo che garantisse la continuità produttiva e il passaggio al gruppo franco-indiano”.
“Tutt’oggi – ha aggiunto Battista – nessuno conosce il piano industriale di Mittal: quali impianti verranno fermati e quali lavoreranno di più; in che modo si passerà dal produrre 6 milioni di tonnellate di acciaio su base annua a 8, senza alzare l’asticella dell’inquinamento. Si ignora se verranno prese in considerazione solo le emissioni convogliate o le rilevazioni al quartiere Tamburi; se i bambini continueranno ad andare a scuola sotto le ciminiere. Sembra di essere tornati ai tempi della legge-truffa della Regione Puglia sulla diossina, quando l’unica cosa chiara era che la produzione non andava fermata. Lo stesso Movimento che per anni ha criticato le leggi salva Ilva, quelle che hanno permesso al più grande stabilimento siderurgico d’Europa di produrre dal 2012 pur sotto sequestro della Magistratura, nel resto d’Italia esulta per aver “salvato” i posti di lavoro. Nei primi 100 giorni di governo non ha mosso un dito per cancellare almeno una di quelle leggi, sono ben 12, che fino a pochi mesi fa citavano ad esempio di come i partiti abbiano svenduto la salute dei cittadini di Taranto. Eppure- ha proseguito – basterebbe un decreto. Sarebbe sufficiente una firma per cancellare, soprattutto, l’ignobile immunità penale che lo scorso governo ha esteso ai vincitori del bando. Non viene fatto perché, come ammesso dagli stessi vertici di Mittal in un incontro al Mise, rinuncerebbero all’intera operazione. Nulla più di quanto dovrebbe perseguire una forza politica che diceva di voler ridurre gradualmente la produzione, formare i lavoratori per le bonifiche e impiegarli nello smantellamento degli impianti. L’esatto contrario di quanto c’è scritto nel contratto con Mittal. Alla luce di tutte queste valutazioni, ringrazio le persone che in questi mesi mi sono state vicine e che non si sono mai risparmiate. Come me sono state tradite. Anche per loro – ha concluso – proseguirò la mia attività politica come consigliere comunale di Taranto aderendo al gruppo misto di minoranza, spinto dai tantissimi attestati di stima ricevuti in questi giorni”.