“Da dove cominciamo signor Presidente?”, è iniziato così il discorso inaugurativo del governatore Michele Emiliano.
Diversi i temi toccati, principalmente economici all’inizio. Ilva: “Le aziende italiane pubbliche e private vanno all’asta, vengono salvate da fondi di investimento o da oligopolisti che si appropriano degli asset strategici della nostra industria, come nel caso Ilva, imponendoci condizioni capestro sul lavoro e sulla salute”. Poi incalza: “Presidente le chiedo qual è il progetto di Paese che emerge dal contratto di governo?”. Poi la stoccata indirizzata al ministro Matteo Salvini: “Alla generazione successiva l’unica cosa che li motivetto sarà la nostra rassicurazione che ci occupiamo solo di italiani e non di migranti? Lei pensa che sia sufficiente a bloccare la fuga dall’Italia dagli italiani?”. E aggiunge: “Denatalita’, fuga degli italiani e immigrazione di stranieri sono cose strettamente conseguenti. Senza i nati e con la fuga di giovani che abbiamo, siamo costretti a importare mano d’opera straniera. E siccome non sappiamo gestire i flussi migratori la situazione è esplosiva”.
“La via per salvare l’Italia e l’Europa ci sembra a portata di mano, ma non credo che passi dalla flat tax”. E poi il tema Tap, già oggetto di scontro con il ministro salentino Barbara Lezzi, presente in sala. “Il gasdotto Tap non piace, ma se proprio lo dobbiamo fare è meglio fare meno danni possibili facendolo approdare dove il gas della dorsale Snam già esiste e non a 50 chilometri più a sud”. Capitolo Ilva, Emiliano insiste sulla decarbonizzazione: “È mio dovere insistere sulla trasformazione dell’altoforno 5 in due forni elettrici alimentati a gas e idrogeno”.