Con le eccezioni preliminari sulle costituzioni delle oltre cinquanta parti civili è proseguita a Trani l’udienza preliminare per il rinvio a giudizio dei presunti responsabili del disastro ferroviario che il 12 luglio 2016, sulla tratta Andria-Corato, costò la vita a 23 persone e il ferimento di altri 51 passeggeri.
Nei confronti dei 18 imputati e della società Ferrotramviaria, hanno chiesto di costituirsi la Regione Puglia, i Comuni di Andria, Corato e Ruvo di Puglia, diciassette famiglie delle vittime e alcuni sopravvissuti, numerose associazioni, tra le quali Codacons e associazioni a tutela dell’ambiente e degli animali. La difesa della società Ferrotramviaria, l’avvocato Michele Laforgia, ha proposto una eccezione sostenendo che la disciplina sulla responsabilità amministrativa da reato a carico degli enti non consente la costituzione di parte civile, come stabilito anche da sentenze della Corte di Cassazione e della Corte di Giustizia Europea.
In sostanza la cosiddetta “colpa di organizzazione”, che è quella contestata alla società, “è distinta – ha spiegato in sintesi il legale – dai reati commessi dalle persone fisiche e non produce danni ai terzi che assumono di aver subito un pregiudizio da quei reati”. I 18 imputati sono accusati, a vario titolo, di disastro ferroviario, omicidio colposo, lesioni gravi colpose, omissione dolosa di cautele, violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro e falso. Il gup di Trani, Angela Schiralli, si è riservato di decidere sulle costituzioni delle parti civili, rinviando l’udienza al prossimo 11 settembre. Stando alle indagini della magistratura tranese, l’incidente fu causato da un errore umano sull’ok alla partenza contemporanea dei due convogli, ma anche da una carente valutazione dei rischi e dei controlli sulla sicurezza, contestati a dirigenti di Ferrotramviaria e del Ministero delle Infrastrutture.