Primi guai per il sindaco di Bari, Antonio Decaro, in vista delle elezioni comunali del 2019. Iniziativa Democratica di Alfonso Pisicchio, Sud Al Centro di Anita Maurodinoia e Salvatore Campanelli (Emiliano sindaco di Puglia) criticano la convocazione delle forze di centrosinistra per il prossimo 12 settembre, ritenendola “alquanto irrituale, per varie ragioni, sia di forma e sia di sostanza”.
“Prima di aprire qualsivoglia tipo di tavolo e di farne parte – dicono – occorre preventivamente conoscere il recinto della futura coalizione e il programma di governo che essa intende presentare all’elettorato per le Amministrative 2019 del Comune di Bari. Al tempo stesso appare irrealistica e scarsamente condivisibile la modalità di convocazione. Ci saremmo, infatti, aspettati una proposta di incontro non dal segretario cittadino del Partito democratico, ma da chi vuole realmente rappresentare la proposta politica per le prossime elezioni comunali: il sindaco uscente Antonio Decaro”.
E proseguono: “Sindaco al quale noi rappresentanti delle forze civiche chiediamo impegni precisi nell’ottica di un possibile fronte elettorale: un programma maturo e organico, un progetto di alleanze più incisivo e inclusivo che guardi al vasto mondo civico, al mondo dell’associazionismo e al recupero di quell’elettorato deluso e che non si riconosce nelle attuali offerte politiche. In una futura coalizione tutte le forze in campo devono avere pari dignità. Nessuna ha infatti il primato assoluto per dettare l’agenda politica su tempi, modalità, luoghi e temi dei prossimi incontri, e soprattutto il tema della costruzione del programma non può che essere il più partecipato e condiviso dalla comunità barese evitando di ricorrere ai rituali vetusti della politica”.
Per queste ragioni “declinano l’invito a presenziare al tavolo del prossimo 12 settembre, confidando in un immediato cambio di rotta da parte del Partito Democratico cittadino e del sindaco Decaro”.
Il messaggio è chiaro e c’è chi vede dietro questa iniziativa la mano di Emiliano Decaro che, a sua volta, si gioca la rielezione del 2020 ma ha la spina nel fianco dei renziani.