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Bari, l’inferno dell’ufficio anagrafe di Japigia tra rifiuti, sedie rubate e materassi abbandonati

Pubblicato da: redazione | Mar, 7 Marzo 2023 - 20:11

“Lasciate ogni speranza, voi che entrate”: ruggine, piante appassite, cartacce e cicche, vetrate approssimative, una sala d’attesa terrificante con pareti scrostate, polvere, rifiuti, cavi elettrici scoperti e un materasso in bella vista. “Lasciate ogni speranza, voi che entrate” è la celebre frase collocata da Dante all’inizio dell’Inferno e virtualmente collocata a Bari, da Sos Città, all’ingresso dell’Ufficio Pubblico di Bari, in particolare per l’Ufficio Anagrafe/Stato Civile di Japigia, frequentato per i certificati d’identità e di residenza e quindi luogo fondamentale per il diritto di cittadinanza.

“L’Ufficio di Japigia – scrive Danilo Cancellaro, presidente dell’associazione Sos Città, in una nota – inaugurato 15 anni fa, in via Paolo Aquilino (accanto alla Polizia Locale e di fronte alla nuova Regione Puglia), insieme ad altri uffici sparsi in città, fa parte del progetto di decentramento e delegazione della sede centrale sul lungomare Vittorio Veneto, in largo Fraccacreta, attuata per migliorare il servizio pubblico, a cui si rivolgono migliaia di cittadini baresi e che allo stato dei fatti, è paradossalmente approssimativo a causa dell’impossibilità d’assunzione di nuovo personale che è motivo di disservizio, accumulo di lavoro, chiusura anticipata e “oggi, si presenta, come una baracca fatiscente, almeno nei locali aperti al pubblico, circoscritti da porte serrate e cartelli di dubbia cortesia”.

Nel comunicato di Sos Città è descritta nel dettaglio la situazione sin dall’ingresso. Un cancello bianco arrugginito si apre su aiuole secche e colme di cartacce. Un paio di vasi in cui, un tempo, fiorivano piante che non videro mai acqua e morirono. E che oggi accumulano cicche di sigarette a centinaia. Una vetrata d’entrata mantenuta aperta da una fila di tre sedie da sala d’attesa, col tempo diventate due. Un vano ascensori, che almeno di base consente l’accesso ai disabili, spoglio e desolato, privo di un gabbiotto in cui trovare un custode che fornisca informazioni. E una sala d’attesa terrificante: “L’ambiente è arieggiato grazie alla rampa di scale vicina che aiuta la corrente, però, anche qui, un’altra fila di sedie da tre, ha una sedia che manca e chi può prende posto dove può, mentre gli altri restano in piedi, ad attendere il turno” denuncia Sos Città.

“Durante l’attesa – prosegue il racconto – è possibile scorgere i buchi e l’intonaco scrostato nelle pareti, la polvere a batuffoli agli angoli, fazzoletti, bicchieri, cartacce e plastica abbandonati dovunque per inciviltà e inettitudine, gli impianti di riscaldamento rotti, smontati, a pezzi, usati come pattumiere, i cavi elettrici scoperti sotto gli occhi di tutti, ogni giorno, di chi è di passaggio, e di chi ci lavora”. L’associazione, inoltre, segnala che appoggiato a una parete della sala d’attesa c’è un materasso, ancora ricoperto dal cellophane, nuovo che tutti notano, curiosi, e suppongono che appartenga al vicino ambulatorio della Guardia Medica, ma resta l’assurdità della decisione di tenerlo lì, fuori, incustodito.

Sotto accusa di Sos Città anche il criterio di prenotazione all’arrivo: “Sapendo che l’ufficio pubblico apre alle ore 9 o alle ore 16 e deciso per regolamento interno che di mattina solo 20 persone possono essere ricevute e di pomeriggio solo 10 persone – denuncia Sos Città – il pubblico cittadino come nella favoletta della gazzella che in Africa deve correre più veloce del leone per sopravvivere, deve comportarsi così: deve affrettarsi e presentarsi ore prima, giocare d’astuzia, presso lo sportello ancora chiuso e aspettare che l’addetto all’ufficio pubblico di competenza distribuisca il numeretto, a mano (perché la macchinetta non funziona), perché tutti coloro sprovvisti di numeretto, tutti coloro che sono oltre il numero di accettazione giornaliera, tutti coloro sprovvisti del materiale richiesto, agli atti d’ufficio, saranno respinti e rimandati”.

“È mai possibile una condizione così da terzo mondo? È mai possibile che nel 2018 un ufficio pubblico debba essere ridotto in simili condizioni nell’assoluta incuranza dell’amministrazione comunale? È opportuno un sopralluogo e un intervento che garantiscano la normalità, contro l’alienazione sia dell’utente che del referente pubblico, quest’ultimo in evidente stato di insostenibilità, incapace addirittura di curare una piantina sul posto di lavoro!” conclude Sos Città con un appello alle autorità.

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