“La struttura sommersa che ho rinvenuto al largo di San Pietro in Bevagna, che farebbe pensare alla presenza di un antico molo, è adesso al centro degli studi dei ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell’Università di Bari, guidati dal professor Giuseppe Mastronuzzi”.
Lo riferisce Fabio Matacchiera, docente, esperto sommozzatore e ambientalista tarantino, fondatore del Fondo antidiossina, progettista e realizzatore, insieme al suo staff, di strumentazioni subacquee ad alta tecnologia, che un mese fa circa ha scoperto blocchi di pietra allineati nel mare al largo di San Pietro in Bevagna, nei pressi di Manduria. Secondo prime ipotesi si tratterebbe di un molo antico, poi ricoperto dalle acque nel corso dei millenni, risalente al periodo romano o ellenistico.
“Nei giorni scorsi – spiega – sono stati effettuati i primi sopralluoghi subacquei per comprendere bene l’origine di quella struttura formata da blocchi di pietra eterometrici e poligonali, fra i quali molti squadrati e ben allineati tra loro che potrebbe non essere di natura antropica. Le dimensioni imponenti dei blocchi e le caratteristiche tessiturali della roccia portano a pensare che molti di quei blocchi raggiungano il peso di molte tonnellate”.
“Il professor Mastronuzzi mi riferisce che in laboratorio – continua Matacchiera – saranno effettuati anche alcuni test per dare una datazione a quella imponente struttura che giace ad una profondità di circa 7 metri e che avrebbe le caratteristiche morfologiche di una beach rock, ossia di una particolare forma del paesaggio fisico che si crea in corrispondenza, temporale e spaziale, di uno stazionamento del livello del mare. Per le sue caratteristiche essa sarebbe, quindi, una importantissima scoperta per ricostruire il quadro della risalita del mare negli ultimi 5000 anni in relazione alle variazioni climatice”. “Il professor Mastronuzzi che, nelle prossime settimane relazionerà a riguardo in una conferenza stampa, ha dichiarato che la scoperta, dal punto di vista paleogeografico, potrebbe essere di elevato valore scientifico, in quanto tassello rilevante per tarare i modelli geofisici delle variazioni del livello del mare, anche nella prospettiva di costruire scenari per la prossima evoluzione dell’attuale sollevamento del livello del mare in relazione al riscaldamento globale”.