Al termine di un’inchiesta coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, la polizia (foto di repertorio di VentiperQuattro) ha eseguito un provvedimento di fermo di indiziato di delitto nei confronti di alcuni esponenti della criminalità organizzata di Vieste per i reati di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, con l’aggravante della disponibilità di numerose armi da sparo e in applicazione dell’all’articolo 416 bis del codice penale (aggravante mafiosa).
L’operazione è stata denominata “Agosto di fuoco”. I provvedimenti restrittivi seguono a breve distanza le altre misure cautelari eseguite dal comando provinciale dei carabinieri di Foggia nei confronti di altri pregiudicati di spessore viestani, sempre su disposizione della Dda di Bari.
In manette con lui sono finiti tre suoi sodali: “Tre persone che riteniamo essere i suoi luogotenenti, così come lo stesso Raduano lo era del boss Notarangelo”, spiega il colonnello. Notarangelo è stato assassinato tempo fa e seminò violenza nel Foggiano. “La sua morte – ricostruisce il colonnello – scatenò una violenta faida che ha portato il clan riconducibile a Raduano a prevalere e a diventare dominante a Vieste”.