“Dal 2012 la Regione Puglia si è attivata nella programmazione e attuazione di 220 interventi riguardanti il potenziamento dei depuratori e l’estensione e realizzazione di reti idrico-fognarie” nell’ambito delle iniziative finalizzate al miglioramento del Servizio Idrico Integrato (SII) per usi civili, e quindi “alla chiusura completa del ciclo depurativo delle acque in Puglia”.
I dati forniti dall’assessore regionale alle Infrastrutture, Giovanni Giannini, completano il quadro sullo stato di salute della depurazione in Puglia che, come emerso dal report Goletta Verde di Legambiente presentato ieri, risulta in miglioramento rispetto al passato. “Attraverso l’utilizzo di fondi comunitari, statali e regionali provenienti dalla tariffa del servizio idrico integrato, – afferma Giannini in una nota – sono stati investiti in favore di Aqp 790 milioni di euro”. Tali investimenti hanno consentito «una drastica riduzione del numero delle infrazioni comunitarie sul sistema fognario-depurativo passando da 33 infrazioni a 3, in corso di risoluzione con interventi che termineranno entro il 2019 (Casamassima depuratore, Taviano Rete Fognaria e Porto Cesareo depuratore). Sugli investimenti relativi al riuso delle acque reflue, la Regione fa sapere che “attualmente in Puglia gli impianti di affinamento già attivi sono 5, ovvero Fasano, Corsano, Gallipoli, Ostuni e Trinitapoli” e “di imminente attivazione sono anche gli impianti di Acquaviva delle Fonti, Castellana Grotte e Noci”.
Oltre che alle ricadute ambientali, la Regione guarda anche al risparmio che tali interventi porteranno nelle tasche degli agricoltori. Con il riutilizzo in agricoltura delle acque reflue provenienti dai depuratori gestiti da Aqp, infatti, il costo si abbasserà da 70-80 centesimi a metro cubo (costo dell’acqua prelevata dai pozzi) a 30-40 centesimi, per un totale stimato in 50 milioni di euro l’anno. “Attualmente – è detto infine – la Regione Puglia è impegnata inoltre in sperimentazioni finalizzate alla potabilizzazione delle acque reflue affinate soprattutto a scopo zootecnico, al riuso delle acque reflue per la produzione di foraggio fresco e culture idroponiche, al telerilevamento da satellite per l’individuazione degli inquinanti a mare in prossimità degli scarichi, all’abbattimento totale dei cattivi odori sui depuratori, al riutilizzo dei fanghi da depurazione sia in agricoltura che per la produzione di biometano e biodiesel”.