No all’estradizione del tifoso 35enne albanese che pilotò il drone con la bandiera della “Grande Albania” che il 14 ottobre 2014, durante la partita Serbia-Albania che si giocava a Belgrado per la qualificazione a Euro 2016, irruppe sul campo di gioco facendo sospendere la partita e causando scontri e risse tra tifosi.
La Corte di Appello di Bari ha rigettato la richiesta di estradizione per Ismail Morinaj, che ora vive a Legnano (Milano) con la moglie italiana e tre figli. Al 35enne l’autorità giudiziaria serba contesta il reato di istigazione all’odio interetnico, razziale, religioso e all’intolleranza. Due anni dopo la partita, nell’ottobre 2016, Ismail fu arrestato in Croazia su mandato di cattura emesso dall’autorità serba. È rimasto in carcere a Dubrovnik per dieci mesi, fino a quando le autorità croate, rigettando la richiesta di estradizione, hanno deciso di consegnarlo all’Italia, dove il 35enne risiedeva dal 2006 e aveva moglie e figli.
È sbarcato a Bari nel marzo 2018. Qui, difeso dagli avvocati Fabio Schino e Federica Lo Torto, ha trascorso un giorno in cella, poi ha ottenuto gli arresti domiciliari a Legnano e nelle ultime settimane l’obbligo di firma. Oggi i giudici italiani hanno rigettato la richiesta di estradizione, accogliendo la tesi difensiva secondo la quale si tratta di un reato politico e, andando in Serbia, dove rischia una condanna fino a 8 anni di reclusione, la sua vita sarebbe in pericolo. L’uomo, infatti, in questi anni è stato ripetutamente minacciato di morte e sulla sua testa pende anche una taglia da un milione di euro offerti da un uomo di affari serbo. L’intera vicenda è stata seguita dal console generale della Repubblica d’Albania a Bari, Adrian Haska.