“Discriminati per un posto a sedere sull’autobus”. Il racconto di un gruppo di migranti nordafricani in piazza Umberto a Bari nella giornata mondiale del rifugiato mostra una città che cambia. Lontana dall’immaginario collettivo di popolazione storicamente accogliente verso gli stranieri. “Molti baresi sono positivi con noi – spiegano in inglese – ma alcuni si rifiutano di starci vicino. Non piace il colore della nostra pelle, manca umanità”.
Sono ragazzi alla ricerca di un futuro che hanno attraversato il mar Mediterraneo rischiando la vita. E che adesso si imbattono con le difficoltà quotidiane: non riescono a inserirsi in società a causa della difficoltà per ottenere il permesso di soggiorno, per trovare casa e un posto di lavoro. “L’unica possibilità che abbiamo è andare a raccogliere i pomodori nel foggiano. Qui troviamo poche occasioni, al massimo un posto part-time come lavapiatti”. Vivono alla giornata, si raggruppano per solidarietà reciproca: “Alcuni scappano quando ci vedono e ci definiscono sporchi o portatori di malattie”. Sull’attualità prendono le distanze: “Le parole del ministro Matteo Salvini non ci preoccupano, è un politico e parla per ottenere consensi”.
Sullo stesso tema è intervenuto don Vito Piccinonna direttore della Caritas diocesana Bari – Bitonto: “Un periodo storico connotato da profondi egoismi e individualismi. In Italia e in Europa spira forte il vento dell’odio nei confronti di uomini, donne e bambini migranti. I flussi migratori devono essere governati assieme e con serietà dagli stati europei. È vero siamo in emergenza. Una vera e propria emergenza relazionale, anzitutto! Le nostre comunità cristiane sono sfidate e interpellate a riscoprire il volto di Cristo nel volto dell’altro. Dal vicino di casa al migrante. Essere fedeli al Vangelo significa accogliere le fragilità del mondo. Questo è il desiderio che accompagna ogni giorno, umilmente, le scelte e i gesti che la Caritas Diocesana di Bari-Bitonto vive attraverso il servizio di decine di volontari”.