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“E’ il cassiere della Scu”, ma aveva vinto al casinò: assolto a Lecce dopo 14 anni

Pubblicato da: redazione | Sab, 16 Giugno 2018 - 18:00
Aula Tribunale

Quattordici anni di attesa, quattro processi. E un obiettivo, raggiunto: dimostrare che non era il cassiere della Sacra corona unita. A riportare l’incredibile storia di Giovanni Dell’Anna, 61enne di Surbo (Lecce), è il Nuovo Quotidiano di Puglia. Dell’Anna era finito al centro delle indagini antimafia nel 2004, quando la Guardia di finanza gli aveva sequestrato beni per 600mila euro, più la casa al mare e un garage, indagandolo per associazione mafiosa e riciclaggio. A indicare in Dell’Anna il referente del clan per la cura di introiti illecidi era stato il boss Filippo Cerfeda. L’uomo era stato condannato in primo grado e in appello, prima che la Cassazione rilevasse una serie di incongruenze e annullass la sentenza, rinviando al giudice di secondo grado per un nuovo pronunciamento, stavolta favorevole. Assolto perché il fatto non sussiste, come chiesto dal sostituto procuratore generale Giovanni Gagliotta al termine della sua requisitoria.

Secondo la difesa di Dell’Anna, rappresentata dall’avvocato Pantaleo Cannoletta, l’origine di quei beni – non giustificabili con l’attività di impiegato statale – era lecita perché alla fine degli anni Novanta Dell’Anna aveva cominciato a installare nel bar che gestiva alcune slot machine, che all’epoca non avevano l’obbligo di essere collegate con i Monopoli di Stato. A queste entrate, si era aggiunta anche una vincita al Casinò di Venezia. Per la difesa, la prova che quell’incasso non fosse finalizzato al riciclaggio sta nel fatto che Dell’Anna prima vinse una grossa somma, poi la perse per gran parte, e successivamente vinse nuovamente, per un totale di 450mila euro. Se l’impiego di quei capitali nel Casinò fosse stato finalizzato al riciclaggio di denaro, ha sostenuto l’avvocato Cannoletta in udienza, di certo Dell’Anna non avrebbe giocato una seconda volta dopo aver vinto un notevole gruzzoletto.

Inoltre, le dichiarazioni di Cerfeda non sono state corroborate da alcuna conferma e, perciò, sono state ritenute inattendibili. Altro elemento determinante affinché giustizia fosse fatta.

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