L’aggravante del femminicidio è stata contestata oggi nei confronti del 32enne barese Marco Basile, imputato per l’omicidio volontario della compagna, la 48enne Donata De Bello, il cui corpo senza vita fu trovato il 13 luglio 2017 nella casa al quartiere Madonnella di Bari dove i due convivevano.
Il corpo, che presentava ferite di arma da taglio, era chiuso in un armadio nella camera da letto, avvolto in un cellophane e poi in un tappeto e legato con delle corde. L’imputato, difeso dagli avvocati Stefano Remine e Massimo Guarini, è a processo con il rito abbreviato dinanzi al gup del Tribunale di BariMarco Galesi. L’udienza, a causa della inagibilità del Palagiustizia di via Nazariantz, si è celebrata nell’aula bunker di Bitonto. In aula il pm, Giuseppe Dentamaro, ha prodotto anche una consulenza psichiatrica in risposta a quella depositata alla scorsa udienza dalla difesa, secondo la quale il 32enne era capace di intendere e volere al momento del delitto.
Stando alle indagini dei carabinieri all’origine dell’omicidio ci fu un litigio tra i due conviventi, culminato con una coltellata alla giugulare della donna. Il corpo della vittima fu trovato il giorno dopo la morte, dopo la segnalazione del padre del ragazzo, tuttora detenuto, che si era insospettito per i comportamenti del figlio. Nel processo sono costituiti parti civili i quattro fratelli e l’ex marito con il figlio minorenne della vittima, rappresentati dagli avvocati Nicola Quaranta e Giuseppe Romano. Si tornerà in aula il prossimo 5 luglio per la requisitoria dell’accusa.