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Palagiustizia a rischio crollo, il ministro detta i tempi per uscire dall’emergenza: “Nessun commissario, ci sono io: Bari è la priorità”

Pubblicato da: Daniele Leuzzi, Samantha Dell'Edera | Gio, 7 Giugno 2018 - 14:45

La visita del ministro alla Giustizia, Alfonso Bonafede, prima nel Palagiustizia di via Nazariantz per il quale il Comune ha revocato l’agibilità, poi sotto le tende dove si svolgono le udienze di rinvio ed ancora a Modugno (dove si dovrebbero trasferire alcune attività della Procura e del tribunale penale), è terminata nel palazzo del tribunale civile di piazza De Nicola dove si è tenuto anche un incontro con le organizzazioni sindacali. Il ministro è stato molto chiaro al termine dei suoi sopralluoghi: “A Bari la situazione è drammatica”.

“Per me – ha detto –  era doveroso iniziare questo percorso da Bari perché Bari è la dimostrazione di una situazione della giustizia oggettivamente precaria. Ho deciso di metterci la faccia e fare sentire a tutti gli operatori del diritto, tutto il personale del tribunale e a tutti i cittadini la vicinanza dello Stato. Non è concepibile che in uno Stato di diritto un ministro incontri una cancelliera che in lacrime gli dica “per favore aiutateci”, che un ministro entri in una tenda dove giudici, avvocati, imputati lavorano in un bagno di sudore. La situazione  è drammatica ma  non abbiamo la bacchetta magica”.

Bonafede ha precisato che il Ministero aveva già posto l’attenzione al problema. “Al momento sono stati individuati due immobili, quello di Modugno e quello di via Brigata Regina, che però non sarebbero certamente soddisfacenti rispetto alle esigenze di giustizia che ci sono anche in un’ottica emergenziale. Sono emersi eventuali altri immobili che potrebbero accogliere meglio tribunale e uffici giudiziari. Approfondiremo a giorni e ore, abbiamo approfondito le varie situazioni prospettate. Entro lunedì avremo risposte sulla ricerca di mercato”.

Il ministro ha escluso la possibilità di nominare un commissario ad acta.”Vedremo nelle prossime ore se si può valutare un decreto legge per intervenire sulla sospensione dei termini e smantellare quindi le tende. Sono contrario al commissario ad acta, perché vuol dire che ci sarebbe inerzia del ministro ma siccome il ministro non è inerte, io ci metto la faccia oggi e mi prendo la responsabilità di guidare questo percorso anche con una normativa d’urgenza quando sarà necessario ma non è necessario nominare qualcun altro”.

 

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