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Dall’abbigliamento al turismo, così cambiano gli investimenti nel commercio: “Inventiva e rete per battere la crisi”

Pubblicato da: Antonino Palumbo | Dom, 3 Giugno 2018 - 11:15

E’ il turismo la grande opportunità del commercio in Puglia. Un asset sul quale investire o verso il quale riconvertire i propri investimenti. Una via possibile, in un periodo di crisi che commercianti e imprenditori pugliesi stanno affrontando a denti stretti, parando e contrattaccando. Possibilmente supportati dalle istituzioni e dalle associazioni di categoria. E’ quanto spiega Benny Campobasso, presidente di Confesercenti Puglia, che fotografa la situazione nella regione e nella città di Bari.

Il numero relativo alle chiusure delle attività commerciali al dettaglio (quasi 1.800), nel primo trimestre del 2018, è preoccupante?

Da un lato ci sono queste cifre senz’altro significative, ma dall’altro stiamo assistendo a una grande trasformazione e all’emersione di molte imprese. A fronte di questa ondata turistica di cui la Puglia sta beneficiando, infatti, si stanno creando molte imprese legate in maniera diretta o indiretta alla ricettività. Molte di questa stanno emergendo, tante altre non hanno una identità dal punto di vista fiscale. Noi come associazione di categoria le spingiamo ad emergere, perché spesso sono contesti legati all’improvvisazione e si sono costituiti in maniera irregolare. Sono fiducioso nel fatto che presto saranno fiscalmente in regola e avremo un boom di imprese.

Emersione ma anche trasformazione, diceva…

Moltissime altre attività si sono convertite in esercizi di somministrazione, nuovi bar, ristoranti e pizzerie e qui Bari ha un ruolo significativo, con molte aziende che stanno emergendo. Moltissimi di questi imprenditori avevano negozi di abbigliamento o altro. Siamo in questa fase di passaggio fra chiusura di attività e apertura di altre, con passaggio dall’abbigliamento al food.

Il settore dell’abbigliamento è quello più sofferente?

Negli ultimi anni nell’abbigliamento si è avuta una trasformazione a favore di un prodotto commerciale e a danno di un prodotto di qualità. I negozi che vanno più forte sono quelli legati a catene con un rapporto qualità – prezzo molto conveniente. Si va sulla convenienza a scapito dell’esclusività.

Altri settori che arrancano?

Le edicole, scomparse quasi del tutto. Ma anche attività come le drogherie e i negozi di alimentari che hanno sofferto il fiorire dei centri commerciali. Ora stanno tornando, con formula diversa, proponendo eventi legati alla enogastronomia.

L’obiettivo è andare incontro al cambiamento, insomma…
Esatto, bisogna fare questo. Ma c’è anche bisogno di leggi chiare, a partire da quelle legate alle attività nel settore della ricettività.

Cosa pensa del bando Map del Comune?

Non credo molto nel finanziamento di attività in zone a rischio. Chi vuole aprire un attività lo fa in una zona dove il rischio non c’è già più. Preferisco iniziative come il piano Urban, nelle quali il recupero urbanistico è diventato anche un recupero sociale. Se mi elimini il degrado, posso avere interesse a investire. Ma se devo investire in una zona con scarsa affluenza o in una situazione di terrore diffuso, in pochi vanno a investire. Secondo me, in tal senso, sul Lungomare di San Girlomano immagino che ci sarà un pullulare di imprenditori che vorranno aprire bar e ristoranti.

Via Manzoni invece non attira più…

Dopo averla chiusa al traffico, chiedere la riapertura fu un errore dei commercianti dell’epoca. Poi si è trasformata, perché una certa tipologia di prodotto che caratterizzava via Manzoni si è spostata in via Sparano, e a soffrirne sono stati i commercianti. Quella rinuncia ha danneggiato una strada in punto strategico, in un quartiere di quasi 80mila abitanti, a ridosso del centro.

E la chiusura al traffico in via Argiro?

Ha avuto anche lì un effetto positivo. Via Argiro cresce lentamente, con qualche intoppo ma cresce, malgrado non ci sia stato un vero e proprio investimento ma una semplice chiusura al traffico.

Qual è il polso della situazione attuale per Bari e la Puglia?

Stiamo peggio di dieci anni fa, ma in fase di recupero. Abbiamo grandi opportunità, come il turismo e la gastronomia. Stiamo costituendo in molti comuni i Distretti Urbani del Commercio con tanti comuni interessati da un piano di attività e di servizi per i commercianti, con il coinvolgimento delle associazioni di categoria. La Regione ha scelto e finanziato questo tipo di percorso per recuperare dal punto di vista commerciale diverse realtà locali.

Come in un campo di calcio, insomma, l’obiettivo è la rete?

Si. Si potrebbe lavorare sul coordinamento fra istituzioni, associazioni di categoria e commercianti per capire come inventare iniziative, eventi e attrattive particolari per convogliare in diverse zone della città i turisti che sbarcano e arrivano a Bari, invece di farli semplicemente girare per la città. Abbiamo un turismo religioso, enogastronomico, paesaggistico e naturalistico, un turismo di 365 giorni all’anno e non stagionale: lavorando assieme, può essere la chiave per la definitiva ripresa.

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