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Bari, avvocato chiede risarcimento al Ministero per il Palagiustizia: “Guadagno mancato o ritardato”

Pubblicato da: redazione | Ven, 1 Giugno 2018 - 18:00

Una richiesta di risarcimento danni da 50 mila euro con messa in mora nei confronti del Ministero della Giustizia è stata avanzata da un avvocato penalista barese, Ascanio Amenduni, con invito alla negoziazione assistita entro 30 giorni, per il “mancato o ritardato guadagno” causato dal rinvio delle udienze a causa della inagibilità del Palagiustizia di via Nazariantz che ha portato nei giorni scorsi all’allestimento di una tendopoli nel parcheggio del Tribunale.

Oltre al danno patrimoniale, il penalista evidenzia il danno “esistenziale e all’immagine” causato dalle attuali “condizioni avvilenti” nelle quali si svolgono le udienze, “sotto un tendone, tra l’urina e i peli dei gatti”. La richiesta potrebbe aprire la strada a iniziative analoghe da parte di centinaia di avvocati penalisti baresi, su impulso della Camera Penale di Bari che ha condiviso la proposta sollecitando i propri iscritti ad aderirvi “nell’ambito delle iniziative di protesta – spiega il presidente della Camera Penale, l’avvocato Gaetano Sassanelli – da assumere per la indecente condizione dell’edilizia giudiziaria degli uffici del penale a Bari”.

Nella prima lettera inviata al Ministero si ricorda che le udienze penali non urgenti “si stanno celebrando in tre tensostrutture (non climatizzate) al fine unico di rinviarle alla data del 12 novembre. La suddetta data non sarà finalizzata alla ripresa dell’attività giudiziaria, trattandosi di udienza filtro, utile solo a individuare un nuovo rinvio. È evidente che la prospettata situazione non consentirà di poter espletare la loro attività professionale agli avvocati per almeno un anno, considerato che, mediamente, i rinvii non sono inferiori a sei mesi”.

In una lunga nota a firma dell’avvocato Martina Caporusso che assiste il collega Amenduni inviata al Ministero e, per conoscenza, al sindaco di Bari e all’avvocatura dello Stato, l’avvocato parla di “condotta omissiva” da parte del Ministero, il quale, pur “a conoscenza della pericolosità del palazzo da almeno 15 anni” non soltanto “nulla di adeguato ha fatto per ovviare a questa incresciosa situazione esplosa solo ora”, ma “anche in un contesto emergenziale come quello odierno, sembra essere rimasto inspiegabilmente passivo”.

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