Da Bari Vecchia a Carbonara sono 63 le strutture sequestrate alla mafia cittadina. Il Comune ha accolto l’offerta della Prefettura per acquisire 56 immobili tra appartamenti, cantinole e posti auto: 12 destinati all’emergenza abitativa, due affidati ad associazioni sociali (Libera e Arci).
Nei prossimi mesi altri beni saranno inglobati nel patrimonio del Comune. Ma il 35 per cento è ancora occupato da mogli, figli e familiari dei boss. “Le operazioni di sgombero – spiega il vicesindaco Pierluigi Introna – spettano alle forze dell’ordine, molte abitazioni sono dei sottani nella città vecchia”. Il luogo simbolo della lotta alla mafia è la casa confiscata ai Capriati nel 2013, al primo piano in piazza San Pietro.
Per 18 mesi alcuni appartamenti di pregio, veri e propri investimenti della malavita, sono stati concessi a nuclei familiari in difficoltà economica che attendono l’assegnazione di una casa popolare. “Mi ha fatto piacere donare un sorriso a ragazze madri con figli che adesso vivono temporaneamente in stabili molto lussuosi. Qualcuno avrà storto il naso ma bisogna premiare chi ha realmente bisogno e non dare benefit gratuiti a chi fa finta di agire”, ha aggiunto Introna.
Per il futuro si prospetta anche la possibilità di ricavare introiti: “Potremmo dare in fitto locali ai privati ma i proventi devono essere investiti obbligatoriamente nell’emergenza abitativa”, ha concluso Introna.