Aumento significativo delle detenute, spazi sempre più insufficienti, mancanza di strutture per il tempo libero. Sono solo alcuni dei rilievi mossi dagli osservatori dell’Associazione Antigone che nei giorni scorsi hanno visitato il carcere di Bari e quello femminile di Trani per monitorare le condizioni di detenzione.
“Senza spiegazione” è per Antigone l’impennata del numero delle detenute nel carcere di Bari dove oggi, a fronte di una capienza di 299 posti letto, gli “ospiti” sono saliti a 442. “Di recente si è dovuto aggiungere il terzo letto a castello in tutte le sezioni di media sicurezza – spiegano dall’associazione – e molti dei detenuti sono costretti in uno spazio compreso tra i 3 e i 4 metri quadrati, al limite di quanto previsto dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, prima che si configuri la violazione dell’articolo 3 della Convenzione Europea, riguardante il trattamento inumano e degradante”.
Gli osservatori hanno apprezzato come in molte sezioni si cerca di rispettare le indicazioni sulla sorveglianza dinamica e la possibilità di stare fuori dalla propria cella per almeno otto ore al giorno, anche grazie allo sforzo degli operatori nel tentare di organizzare una vita interna conforme agli standard legali. Al momento della visita gli stranieri erano 76, provenienti principalmente dal’Albania, la Georgia e la Somalia, e i detenuti con una sentenza definitiva 136. 108 i detenuti nella sezione di Alta Sicurezza.
Antigone si è poi concentrata sulla presenza nell’istituto di un grande centro clinico, che serve l’intera Puglia, la Sicilia, la Campania e la Calabria. “Il centro clinico ha 19 posti di degenza – si legge nella nota – ma molti detenuti che alloggiano nei reparti sono seguiti. Il Policlinico di Bari ha inoltre un reparto penitenziario con sette posti. Circa 120/130 detenuti soffrono di patologie psichiche. Sono continue le uscite per ricoveri o visite esterne, cosa che comporta un utilizzo maggiore di personale. Di recente hanno diminuito la pianta organica, e ciò ha creato problemi. Sulla carta si legge la presenza di dieci educatori, ma circa la metà non esercita per motivi vari. I medici del centro clinico portano avanti uno straordinario lavoro di assistenza, pur nella solitudine nella quale la Regione li lascia”.
Nella casa di reclusione femminile di Trani invece le detenute presenti sarebbero 34 per una capienza di 28 posti, nove straniere. Fra le altre criticità, la necessità di una ristrutturazione in diversi locali dove sono presenti muffe e umido. “Le celle sono vecchie e anguste e le detenute per ognuna sono tre. Il bagno è in alcuni casi stato ricavato grazie a un divisorio. Le docce sono in ambiente separato e sono presenti macchie di umidità con alcuni calcinacci cadenti. Il cortile esterno è senza copertura e privo di qualsivoglia comfort, nemmeno delle sedute” c’è scritto nel rapporto degli osservatori riportato nel documento condiviso con la stampa.
La struttura avrebbe anche bisogno di una palestra e di spazi adeguati per permettere alle detenute di incontrare i figli. C’è invece un refettorio comune che funziona anche da sala polivalente. Inutilizzati sia laboratorio adibito a calzificio e l’ultimo piano dell’Istituto. Per quanto riguarda l’ex calzificio, questo è inutilizzato perché la strumentazione al suo interno è rotta o non più utilizzabile. Da segnalare anche la mancanza di attività trattamentali e il fatto che quasi tutte le detenute lavoranti siano impegnate alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria, senza contatti con il mondo dell’imprenditoria esterna.