La discarica di Conversano non ha causato un disastro ambientale. Il gup del Tribunale di Bari Antonio Diella ha assolto “perché il fatto non sussiste”, seppur con formula dubitativa, i dieci imputati, titolari e tecnici della società Lombardi Ecologia Srl proprietaria della discarica, componenti della commissione di collaudo regionale che erano accusati di avere omesso i controlli e l’amministratore della società ‘Progetto gestione bacino Bari 5’ che gestisce l’impianto.
La sentenza è stata emessa al termine di un processo celebrato con il rito abbreviato. Nel procedimento erano costituite parti civili il ministero dell’Ambiente, la Regione Puglia, la Città Metropolitana di Bari, nove Comuni, Legambiente e Wwf, che avevano chiesto risarcimenti danni milionari. L’ipotesi d’accusa, secondo cui l’impianto aveva determinato l’inquinamento della falda e, di conseguenza, anche dei terreni agricoli dell’area, è stata ritenuta insussistente in base all’esito di un incidente probatorio che ha escluso la contaminazione dell’ambiente intorno all’impianto.
Il giudice ha disposto anche il dissequestro dopo circa cinque anni delle vasche di raccolta rifiuti della vecchia discarica, rimettendo però “agli organismi di controllo e agli enti locali competenti le valutazioni sulla eventuale possibile ripresa o inizio di esercizio, utilizzazione, messa in sicurezza di tutto o in parte delle vasche della vecchia discarica e degli eventuali interventi da far effettuare sui pozzi di monitoraggio, sulla estrazione del percolato e sugli eventuali pericoli di esplosione derivanti dalla fuoriuscita di biogas”. Sulla realizzazione della discarica di contrada Martucci alcuni degli odierni imputati sono ancora a processo con rito ordinario per i reati, a vario titolo contestati, di falso ideologico, omissione di atti di ufficio, truffa, frode in pubbliche forniture e gestione di rifiuti non autorizzata. Stando alle indagini dei Carabinieri del Noe, coordinate dal pm Baldo Pisani, la vasca che per anni ha raccolto i rifiuti (anche pericolosi e non autorizzati) non sarebbe stata costruita secondo il progetto e le norme di legge; in particolare sarebbe stata usata una quantità inferiore di argilla e questo avrebbe provocato l’infiltrazione del percolato nel sottosuolo