L’Associazione italiana agricoltura biologica (Aiab) chiede alla Regione Puglia che vengano resi pubblici i dati dei rilievi relativi alla Xylella effettuati dall’Arif, l’agenzia regionale per le attività irrigue e forestali, e i risultati delle ricerche commissionate alle facoltà di Agraria di Bari e Foggia. A formulare la richiesta in una nota sono il presidente nazionale, Vincenzo Vizioli, e quello regionale, Patrizia Masiello.
Vizioli ricorda che l’Unione europea, proprio in questi giorni, ha messo al bando tre neonicotinoidi, classe di principi attivi devastanti per le api, che però figurano anche nell’elenco dei prodotti consigliati agli agricoltori. “È indispensabile che la Regione Puglia – dice Vizioli – fornisca risposte certe alle questioni da noi poste e soprattutto inviti gli agricoltori a non effettuare trattamenti fino a una chiara definizione delle tante problematiche evidenziate e non risolte. La confusione – continua – è poi alimentata anche dai venditori di fitofarmaci che diffondono notizie su obblighi e multe che, fino a un chiarimento definitivo, sono assolutamente inaccettabili. Non vorremmo che un decreto così delicato abbia come unico risultato un insperato bonus per i piazzisti di pesticidi e un danno inestimabile all’ambiente”.
Il presidente di Aiab Puglia, Patrizia Masiello “conferma che la situazione è molto complessa”. “Ci risulta – aggiunge – che la Regione si stia muovendo per tutelare le aziende olivicole biologiche, puntando su prodotti ecocompatibili. Questo però non è abbastanza: aspettiamo di leggere i risultati di rilievi e ricerche universitarie”. Per Vizioli bisogna “trarre insegnamento dall’accaduto e richiedere al futuro governo di affrontare seriamente le cause, legate anche all’aggiramento della normativa sui controlli dei servizi fitosanitari, tramite gli accordi bilaterali con paesi terzi. L’Olanda non fa entrare sul suo territorio un solo bulbo che non sia di sua produzione, ma i vivaisti olandesi commercializzano come olandesi piante prodotte per loro conto in paesi terzi, che non passano per l’Olanda ma arrivano direttamente, per esempio, in Italia che, proprio grazie agli accordi bilaterali li deve considerare dell’Ue. Conferendogli un visto di rispetto delle norme che, in realtà, non c’è”.