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Bari, ordinò di uccidere un rivale ma fu ammazzato un innocente: processo per il boss di Carbonara

Pubblicato da: redazione | Ven, 4 Maggio 2018 - 17:45
Omicidio Mizzi

Con la costituzione delle parti e la rinuncia ai motivi di appello da parte di 37 dei 55 imputati, è cominciato il processo di secondo grado nei confronti del boss Antonio Battista, presunto mandante dell’omicidio di Giuseppe Mizzi, il 38enne vittima innocente di mafia, ucciso per errore il 16 marzo 2011 a pochi passi dalla sua abitazione nel centro di Bari-Carbonara, e di altri 54 affiliati al clan Di Cosola accusati di associazione mafiosa, droga, armi ed estorsioni.

In primo grado, con rito abbreviato, Battista è stato condannato all’ergastolo. Nel processo iniziato oggi dinanzi alla Corte di assise di appello ha rinunciato ai motivi di appello tranne che per l’aggravante della premeditazione. Stando all’ipotesi accusatoria il boss ordinò ai suoi uomini di rispondere ad un agguato subito uccidendo un uomo, il primo che avrebbero trovato, del clan rivale Strisciuglio e quella, sera, per errore, Emanuele Fiorentino e Edoardo Bove, spararono a Mizzi scambiandolo per uno spacciatore. I due esecutori materiali sono già stati condannati con sentenza ormai definitiva rispettivamente a 20 anni e a 13 anni e 4 mesi di reclusione.

La posizione di Battista come mandante era stata inizialmente archiviata, fino alle dichiarazioni di sua moglie, Lucia Masella, che dopo essere diventata collaboratrice di giustizia, aveva accusato il marito aiutando gli inquirenti della Dda a riaprire il caso. Agli imputati, condannati in primo grado a pene fino ai 20 anni di reclusione, sono contestati il traffico di droga e numerose estorsioni a costruttori edili ai quali il clan avrebbe imposto l’acquisto di cemento scadente da un’azienda amica (di qui il nome dell’operazione «Pilastro»), oltre a pretendere 100 euro per ogni slot machine che obbligava bar e sale giochi ad installare. Il processo proseguirà il 18 maggio con la requisitoria del pm Federico Perrone Capano, che ha coordinato le indagini e ha chiesto di sostenere l’accusa anche in appello. Le discussioni di parti civili e difese termineranno il 29 giugno, quando è prevista la sentenza.

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