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Bari, dall’eccellenza del cardiocircolatorio del San Paolo all’osteomuscolare del Policlinico: ecco i livelli assistenziali degli ospedali

Pubblicato da: Gino Martina | Gio, 3 Maggio 2018 - 05:15

Nel complesso migliori ma non ancora soddisfacenti. E’ in estrema sintesi l’analisi dei risultati dei livelli essenziali di assistenza (Lea) della sanità pugliese. Un’analisi che tiene conto delle diverse branche della medicina, dei tempi delle risposte date ai pazienti, dei ricoveri, della degenza, della percentuale di guarigione. Un rendiconto che mette a confronto le cifre del 2015 e 2016, presentato nella nuova sede regionale dal governatore Michele Emiliano, che vede performance tendenti al miglioramento anche tra gli ospedali baresi.

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Il Policlinico, ad esempio, ha portato i suoi livelli di aderenza agli standard di qualità ministeriali a un valore molto alto (vale a dire il massimo) per quanto riguarda la branca Osteomuscolare (che rappresenta il 14,1 per cento delle attività della struttura). L’anno precedente era solo alto.

Rimangono invariati i livelli di gravidanza e parto, considerati bassi, chirurgia oncologica e generale, alti, cardiocircolatorio, medio. Mentre nel giro di un anno sono evidenti i progressi per gli interventi nell’apparato nervoso, passati da un livello medio a uno alto, e quello respiratorio, passato da molto basso a basso.

Bene il passaggio della medicina del settore cardiocircolatorio dell’ospedale San Paolo, passato da un livello buono del 2015 a un livello molto alto nel 2016. Progressi anche per oncologia passato da medio ad alto Mentre rimangono molto bassi i livelli di chirurgia generale e l’apparato respiratorio. Migliora, ma rimane comunque basso, il livello di assistenza del reparto gravidanza e parto dell’ospedale Di Venere, che però eccelle nell’assistenza osteomuscolare. Rimane fortemente negativo, invece, quello di chirurgia generale, oncologica e respiratoria.

Ci sono poi voci specifiche che fotografano la situazione a livello regionale. “Migliora – spiega la Regione – ad esempio, la tempestività di intervento chirurgico sulle fratture del collo del femore sopra i 65 anni di età, essenziale per ridurre gli esiti negativi dopo il trauma e consentire il migliore recupero funzionale: se nel 2010 solo il 14% dei pazienti pugliesi veniva operato entro due giorni, nel 2016 la proporzione di interventi tempestivi è del 49%. osservando i risultati dei dieci migliori ospedali italiani per questo indicatore, ben due sono pugliesi: l’ospedale Di Venere di Bari, che è quinto in ordine di frequenza con una percentuale del 95% e l’ospedale di Francavilla Fontana che raggiunge il 93%. Sono 5 le strutture pugliesi che superano il 70% (Castellaneta, Scorrano, Ostuni, Policlinico di Bari e Vito Fazzi di Lecce)”.

Mentre si registra per la cardiologica  una riduzione della mortalità a 30 giorni dopo infarto miocardico acuto, che passa dall’11% del 2010 al 9% nel 2016. Sono ben sedici i reparti dove si riscontra una mortalità più bassa della media nazionale dell’8%, con le migliori performance ascrivibili all’Ospedale di Bisceglie, agli Ospedali Riuniti di Foggia e all’ospedale di Gallipoli.

“Quando sono diventato presidente, la sanità pugliese era in rianimazione – ha detto il  Emiliano – adesso non è ancora in grado di camminare come potrebbe, ma è migliorata tantissimo. Eravamo penultimi nella classifica dei Lea, i livelli essenziali di assistenza, adesso siamo risaliti di ben 14 punti, il nostro punteggio è 169, quindi tra le regioni adempienti ben oltre la metà della classifica. Siamo tra le prime regioni del centro sud e oggi abbiamo avuto un’ulteriore conferma sulla qualità degli esiti dei singoli atti chirurgici e medici, dell’efficienza dei singoli ospedali, degli eventuali piani di rientro. Questa classifica mostra dei chiari miglioramenti, anche se partivamo talmente indietro che siamo ancora affaticati in alcuni settori”.

 

 

 

 

 

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