Lei è un labrador di 5 anni e si chiama Megan e lui è Vittorio, un piccolo paziente oncologico affetto da leucemia linfoblastica acuta, ricoverato nel reparto di oncoematologia pediatrica del Policlinico di Bari. Si conosceranno, faranno amicizia e giocheranno insieme: per la prima volta un bambino oncologico farà terapia in ospedale, interagendo con un amico a quattro zampe che lo aiuterà a superare paura e dolore.
L’iniziativa, la prima di una serie prevista dal progetto “Pet Care”, si terrà mercoledì 2 maggio alle ore 16. L’idea che ha dato vita al progetto, convenzionato dal Policlinico di Bari con delibera del 16 marzo 2018, è dell’associazione Apleti (Associazione Pugliese per la Lotta alle Emopatie e Tumori dell’Infanzia), che dal 1980 segue nel reparto di oncoematologia pediatrica i piccoli pazienti oncologici e le loro famiglie durante tutto il percorso della malattia.
L’idea nasce dall’esperienza di un bambino che aveva due anni e mezzo quando si ammalò di leucemia. Dopo un mese di ricovero nel policlinico di Bari, tornò a casa sua a Carovigno durante la fase di consolidamento della terapia e lì al suo papà Teodoro, addestratore cinofilo, venne l’idea di far giocare il piccolo con Ettore, il bull dog francese che viveva con loro e a cui il bimbo era molto legato. Dopo qualche giorno Teodoro si rese conto che suo figlio, nonostante ci fosse un vetro a separare lui e il cane, aveva riacquistato motivazione, sorriso e soprattutto aveva ripreso a gattonare, dopo quel mese di ricovero in cui era stato allettato e che aveva atrofizzato i muscoli delle gambe del bambino. Teodoro, amministratore della società Vir Labor di Carovigno, in provincia di Brindisi, che si occupa di formazione cinofila e di progetti di interventi assistiti con animali, propose all’Apleti un progetto di intervento assistito con gli animali, che dopo 3 anni è diventato realtà. Dopo una prima fase di sperimentazione, il via ufficiale avverrà il 2 maggio. Il progetto, spiega il dottor Nicola Santoro, direttore di Oncoematologia Pediatrica del Policlinico di Bari, è finalizzato a migliorare le condizioni emotive, motivazionali e relazionali dei piccoli pazienti come avvenuto per il piccolo di Carovigno “che giocando con Ettore è stato facilitato anche nei processi riabilitativi, perché mitigando i carichi dei problemi in essere, sono stati favoriti i percorsi compensativi di guarigione”.