Resta in carcere il 59enne di origini egiziane Abdel Rahman, presidente dell’associazione culturale islamica “Al Dawa” di Foggia, accusato di terrorismo internazionale e apologia di terrorismo per l’ipotesi di aver indottrinato al martirio una decina di bambini durante lezioni di religione.
Il Tribunale del Riesame di Bari ha rigettato il ricorso presentato nei giorni scorsi dall’indagato, difeso dall’avvocato Paolo D’Ambrosio, il quale aveva insistito sulla carenza di gravi indizi di colpevolezza spiegando che era in possesso di materiale ritenuto sospetto, video di armi e addestramenti, di esecuzioni e istruzioni su come fabbricare bombe, solo perché “si documentava in internet sulla situazione tormentata del Medio Oriente”, precisando di “non aver mai parlato ai bambini di teste sgozzate o mostrato immagini crude”.
L’inchiesta dei pm baresi Giuseppe Gatti e Lidia Giorgio, coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Giannella, è partita circa un anno fa dopo l’arresto del militante ceceno dell’Isis Eli Bombataliev, ospitato a lungo nei locali dell’associazione foggiana e condannato oggi a 5 anni di reclusione. Digos e guardia di finanza hanno monitorato, soprattutto attraverso internet e poi anche con intercettazioni ambientali, i contatti fra di loro e i documenti che venivano condivisi in rete, tramite whatsapp e twitter, arrivando a scoprire l’attività di propaganda jihadista e indottrinamento al martirio fatto nei confronti di adulti e bambini.