Su richiesta della Procura Regionale della Corte dei Conti di Bari la Sezione Giurisdizionale per la Puglia ha disposto il sequestro conservativo “ante causam” di beni nei confronti dell’ex giudice civile del Tribunale di Bari Domenico Ancona.
Il sequestro – per un valore complessivo pari a 150.000,00 euro – è stato eseguito dai
militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari – Gruppo Tutela Spesa Pubblica, in collaborazione con ufficiali giudiziari dell’UNEP di Bari.
La vicenda trae origine da una indagine di polizia giudiziaria, diretta all’epoca dalla Procura della Repubblica di Lecce (competente per i reati della specie compiuti da magistrati alla sede di Bari). L’attività investigativa riguardava in particolare un tentativo di concussione perpetrato dall’allora giudice Ancona, nei confronti di un imprenditore, per costringerlo ad elargire una tangente di circa 15.000 euro.
Dalla lettura delle sentenze di condanna dei tre gradi di giudizio, è emerso che Ancona era stato coinvolto, insieme ad altri sodali, (tra cui un altro magistrato poi deceduto) anche in un altro precedente episodio di tentata concussione – anch’esso conclusosi con un provvedimento definitivo di condanna – nei confronti di altro imprenditore per costringerlo ad elargire una tangente pari ad 75.000 euro (allora in lire pari a circa 150 milioni), in cambio di un provvedimento favorevole, nell’ambito di un procedimento civile.
Nel primo caso si trattava di ottenere la provvisoria esecuzione di un decreto ingiuntivo;
nel secondo una ordinanza favorevole all’imprenditore per una congrua “provvisionale”
nell’ambito di un giudizio contro il Comune di Altamura.
Per entrambe le vicende concussive, il giudice Ancona è stato condannato, per due volte
ed in via definitiva, a tre anni di reclusione, oltre al pagamento delle spese di giudizio,
interdizione dai pubblici uffici ed estinzione del rapporto di lavoro con l’Amministrazione
della Giustizia.
La Procura Regionale della Corte dei Conti di Bari ha istruito un fascicolo, affidato al Vice
Procuratore Generale dott. Pierpaolo Grasso il quale ha delegato ai citati finanzieri del Nucleo di Bari, urgenti indagini economico-patrimoniali e bancarie nei confronti dell’ex giudice Ancona. All’esito delle indagini, Grasso ha potuto compiutamente valutare la vicenda penale conclusasi con la sentenza della corte Suprema di Cassazione n.21701 del 21 maggio 2013, sotto il profilo del Danno all’immagine, quantificato in via equitativa in 150.000,00 euro anche in ragione della non episodicità della condotta posta in essere dal giudice Ancona; il quale nel pieno esercizio delle sue alte funzioni di giudice, ha offuscato l’immagine e la credibilità dell’Amministrazione della Giustizia; così tradendo la missione che la Costituzione affida all’ordine Giudiziario.
Per questi motivi, quindi, l’Autorità Giudiziaria contabile ha richiesto ed ottenuto il sequestro di beni (quale garanzia patrimoniale nei confronti dell’Erario ed in particolare del Ministero della Giustizia), in relazione al pericolo che l’imputato, nelle more della definizione del giudizio, potesse disfarsene.
In particolare, il decreto di sequestro conservativo ante causam fino alla concorrenza della somma predetta – emesso dal Presidente della Sezione Giurisdizionale per la Puglia della Corte dei Conti – ha ad oggetto un diritto di usufrutto e tutte le ragioni di credito per somme dovute all’Ancona dall’INPS e da alcuni Istituti bancari. La parte è stata citata in giudizio per il prossimo 22 maggio.
Nel contempo all’imputato è stata notificata una diffida al pagamento, in solido, della
somma citata – oltre agli interessi ed alla rivalutazione monetaria.