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Le cicatrici del tempo sul corpo umano: a Bari la mostra “Body Frame” di Cristina Ceglie.

Pubblicato da: redazione | Gio, 12 Aprile 2018 - 09:45
“Un progetto fotografico basato sul concetto del tempo e la sua rappresentazione attraverso il corpo umano e la materia che lo circonda. La fusione dell’umano e di ciò che è materiale, distruttibile”. Verrà inaugurata sabato 14 aprile, alle 20, al Mad Bistrot Club Boutique in via XXIV maggio a Bari, la mostra “Body Frame” di Cristina Ceglie.
“Il tempo passa e si sgretola  – spiega la fotografa nata nel 1997 in Bielorussia e trasferitasi a Bari nel 2015 – e come lui anche la materia ed il corpo. Il corpo nasce puro ma viene usurato dalla crescita, dal tempo e dalle cicatrici. La ricerca fotografica parte dal concetto centrale del progetto, il trascorrere del tempo, per poi ricercare particolari effetti di luce che facciano risaltare i corpi bianchi dei soggetti fotografati. Essi risultano così quasi marmorei, scolpiti. Altorilievi che emergono dal buio del fondo dell’immagine. Ad ogni corpo puro è sovrapposto un pattern di frammenti – muri, strade, superfci – che il tempo ha consumato. Ognuno di questi raffigura le cicatrici esteriori e interiori che segnano corpo e anima durante l’esistenza umana. Così l’essere da puro, diventa frammentato fino al suo totale decadimento”.
Scoperto il mondo della fotografia, Ceglie ha approfondito la passione trasferendosi a Milano per studiare in un’accademia. Per lei la macchina fotografica è “uno strumento che permette di guardare oltre la superficie”. Associa la fotografia alla poesia, alla melodia e ad ogni forma di espressione, e ritiene che una fotografia sia un incrocio tra riflessione e mondo esterno.  Ogni progetto nasce da un lavoro di ricerca e approfondimento di un determinato concetto.
“Lavorare in questo modo mi permette di vedere come un piccolo pensiero – racconta Cristina – maturando giorno dopo giorno, si evolve e diventa materia fino a trasformarsi in una stampa e quindi qualcosa di tangibile. Inoltre la mia passione mi permette di andare oltre l’apparenza delle cose in una ricerca personale che si estende poi al mondo che mi circonda e che può durare da un giorno a tutta la vita. Per me la fotografia non è la raccolta di un attimo ma un duro lavoro che necessita di tempo e conoscenza riguardo a ciò che vorrei rappresentare. Perché gli occhi non vedono ciò che non conoscono”.
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