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Bari, al Mad Bistrot arriva Body frame: la mostra fotografica di Cristina Ceglie

Pubblicato da: redazione | Gio, 12 Aprile 2018 - 20:15

“Body frame è un progetto fotografico basato sul concetto del tempo e la sua rappresentazione attraverso il corpo umano e la materia che lo circonda. La fusione dell’umano e di ciò che è materiale, distruttibile. Il tempo passa e si sgretola. Come lui anche la materia ed il corpo. Il corpo nasce puro ma viene usurato dalla crescita, dal tempo e dalle cicatrici. La ricerca fotografica parte dal concetto centrale del progetto, il trascorrere del tempo, per poi ricercare particolari effetti di luce che facciano risaltare i corpi bianchi dei soggetti fotografati. Essi risultano così quasi marmorei, scolpiti. Altorilievi che emergono dal buio del fondo dell’immagine. Ad ogni corpo puro è sovrapposto un pattern di frammenti – muri, strade, superfici – che il tempo ha consumato. Ognuno di questi raffigura le cicatrici esteriori e interiori che segnano corpo e anima durante l’esistenza umana. Così l’essere da puro, diventa frammentato fino al suo totale decadimento”, scrive Cristina Ceglie.

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Nata in Bielorussia nel 1997 dal 2004 al 2015 vive quattro mesi all’anno in Italia.  Nel 2015 si trasferisce definitivamente a Bari dove scopre il mondo della fotografia, oggi, a suo dire, indispensabile.  Decide di voler approfondire questa passione e si trasferisce a Milano per studiare in un’accademia.  Considera la macchina fotografica “uno strumento che permette di guardare oltre la superficie”.  Associa la fotografia alla poesia, alla melodia e ad ogni forma di espressione.  Ritiene una fotografia un incrocio tra riflessione e mondo esterno.

Ogni progetto nasce da un lavoro di ricerca e approfondimento di un determinato concetto.
“Lavorare in questo modo mi permette di vedere come un piccolo pensiero, maturando giorno dopo giorno, si evolve e diventa materia fino a trasformarsi in una stampa e quindi qualcosa di tangibile. Inoltre la mia passione mi permette di andare oltre l’apparenza delle cose in una ricerca personale che si estende poi al mondo che mi circonda e che può durare da un giorno a tutta la vita.  Per me – scrive – la fotografia non è la raccolta di un attimo ma un duro lavoro che necessita di tempo e conoscenza riguardo a ciò che vorrei rappresentare. Perché gli occhi non vedono ciò che non conoscono”.

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