“Voglio cambiare vita e non voglio soffrire più”. Ha deciso di collaborare con la giustizia il pluripregiudicato barese Nicola Sedicina, tra le 25 persone arrestate due giorni fa nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Bari nei confronti dei clan Mercante e Strisciuglio. Sedicina è in carcere dal 4 aprile con le accuse di ricettazione, spaccio, detenzione di armi, e lo stesso giorno ha dichiarato di volersi pentire.
Il verbale riassuntivo delle sue dichiarazioni è stato depositato oggi nell’udienza preliminare nei confronti di otto affiliati al clan Strisciuglio accusati dell’omicidio del pregiudicato Luigi Luisi, ucciso nell’ottobre 2016, e di quello di suo figlio Antonio, ammazzato nell’aprile 2015 in un agguato nel quale rimase ferito anche il padre, vero obiettivo dei sicari.
Nel breve verbale depositato in aula, Sedicina spiega di voler collaborare con la giustizia perché vuole cambiare vita. Racconta brevemente la sua storia criminale, dal rito di affiliazione nel carcere di Foggia nel 2008, con “un taglietto a croce sul pollice della mano destra”, fino alla sua attività di spacciatore per conto del clan. Il nuovo pentito del gruppo mafioso degli Strisciuglio annuncia di essere a conoscenza di dettagli sull’omicidio Luisi, ma anche su altri fatti di sangue e sull’organizzazione delle attività di spaccio di droga e traffico di armi, fatti di cui riferirà agli inquirenti nelle prossime settimane.
Dalle dichiarazioni fin qui rese note emerge, inoltre, che il giovane pentito temeva per la sua vita. “Avevano il sospetto che fossi un confidente della polizia”, racconta riferendo di aver saputo “che volevano colpire anche me”, motivo per il quale “ero sempre armato, nascondevo l’arma nel mio ciclomotore”. Dopo il deposito del verbale, i difensori degli imputati per gli omicidi di Antonio e Luigi Luisi hanno chiesto un rinvio dell’udienza, riservandosi se scegliere eventuali riti alternativi alla prossima udienza del 5 giugno.