“Non c’è dubbio che il trattamento riservato dalle imputate ai loro piccoli alunni, secondo regole di comune esperienza e alla stregua dei principi sanciti dalle convenzioni internazionali a protezione dell’infanzia, rappresentino un attentato allo sviluppo psicofisico dei bambini, come qualunque altro evento traumatico che porti il bambino a sperimentare la paura di un danno fisico o di una perdita, a fronte della quale qualsiasi individuo, e a maggior ragione un bambino di pochi anni, si sente sopraffatto fisicamente ed emozionalmente”. Così afferma il GUP Rosa Anna De Palo nelle motivazioni appena giunte della sentenza sui maltrattamenti nell’asilo Arcobaleno di Bari e a riportarle è l’associazione “La via dei colori” che si occupa dei casi di violenza nelle scuole di tutta Italia.
I fatti
Nel maggio 2016, Natalina Stufano (1963) e Luigia Corona (1967), maestre nella scuola materna “Arcobaleno” di Bari, vengono accusate di “maltrattamenti su minori”. Le donne, che insegnavano nella classe 1° B, ricevono la notifica di misura cautelare e sono condotte ai domiciliari. Le indagini partono nei primi mesi del 2016, a seguito di segnalazioni di alcune famiglie. L’inchiesta si avvale di intercettazioni ambientali: dal 31 marzo al 22 aprile 2016 vengono registrati oltre 37 episodi di violenza.
Compiuti dalle due donne sia singolarmente sia contemporaneamente. Le piccole vittime dei maltrattamenti hanno un’età compresa tra i due anni e i quattro anni. L’episodio più grave, secondo le indagini, il giorno 22 Aprile 2016 intorno alle ore 13 una bimba viene strattonata per un braccio e spinta. La spinta è così forte da farla sbattere sul banco per poi rimbalzare e cadere in terra con il volto sul pavimento. La piccola rimane esanime per qualche minuto senza emettere segnali vitali di alcun genere. La maestra gira per l’aula senza soccorrerla.
La sentenza
“Una sentenza bella, scritta molto bene, con una condanna forte” commenta l’avvocato Giulio Canobbio, direttore del Comitato scientifico de La Via dei Colori e difensore di alcune famiglie coinvolte. Natalina Stufano e Luigia Corona sono state condannate a 5 anni, ridotti a 3 anni e 4 mesi per beneficio del rito abbreviato. Interdette dai pubblici uffici per cinque anni, condannate al pagamento delle spese processuali e al risarcimento del danno (da liquidare in altra sede) a coloro che si erano costituiti parte civile. In favore di alcuni, è stato anche disposto il pagamento di una somma a titolo provvisionale. “L’unico motivo di doglianza è questo – conclude Canobbio – che non sia stata concessa provvisionale nei casi di violenza assistita, nonostante questa sia citata nella sentenza. La violenza assistita è quel complesso di ricadute di tipo comportamentale, psicologico, fisico, sociale e cognitivo sui soggetti costretti ad assistere a episodi di violenza. Un danno su un singolo bambino è danno per tutti, come rilevato in recenti sentenze di maltrattamento e come avremo modo di approfondire in appello: mentre un bambino subisce violenza, i compagni entrano in una condizione di terrore che la stessa violenza possa essere rivolta a loro stessi”.