Continuano gli sbarchi di grano straniero nei porti pugliesi e, alla luce dell’entrata in vigore del decreto interministeriale sull’indicazione dell’origine obbligatoria del grano per la pasta in etichetta, va stretta la morsa dei controlli dalle navi ai supermercati. La denuncia è di Coldiretti Puglia che rileva anche come i prezzi restano stracciati a Bari per il grano, scendendo anche sotto i 20,6 euro al quintale e medesima situazione a Foggia fino a 20,4 euro al quintale. Di grano e contratti di filiera si parlerà nel corso dell’Assemblea che si terrà il 6 marzo prossimo ad Altamura.
“Lo strumento dei contratti di filiera deve divenire infallibile arma per riportare in trasparenza i passaggi dal grano alla pasta – denuncia il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – supportati oggi dall’etichettatura. Finalmente sarà possibile sapere se nella pasta che si sta acquistando è presente o meno grano canadese trattato in preraccolta con il glifosate, proibito sul grano italiano, o se il riso viene dai campi della Birmania sequestrati alla minoranza Rohingya, contro la quale è in atto una pulizia etnica”.
L’etichetta di origine obbligatoria che permette di conoscere l’origine del grano impiegato nella pasta e del riso mette fine all’inganno dei prodotti importati, spacciati per nazionali, in una situazione in cui un pacco di pasta su tre è fatto con grano straniero, come pure un pacco di riso su quattro senza che questo fosse fino ad ora indicato in etichetta.
“Fare pasta con grano 100% italiano evidentemente si può. Da pochi centesimi al chilo concessi agli agricoltori – aggiunge Angelo Corsetti, Direttore di Coldiretti Puglia – dipende la sopravvivenza della filiera più rappresentativa del Made in Italy, mentre dal grano alla pasta i prezzi aumentano di circa del 500% e quelli dal grano al pane addirittura del 1400%. Gli agricoltori, se tecnicamente sostenuti, garantiscono un livello qualitativo elevato, a dimostrazione che fare grano di qualità in Puglia è una certezza. Oltre all’etichettatura obbligatoria della pasta, traguardo già bancato, chiediamo il blocco delle importazioni a dazio 0 e il 100% dei controlli sul grano importato, la moratoria bancaria ed interventi finanziari per le imprese cerealicole, l’attivazione immediata della CUN nazionale cerealicola con base logistica a Foggia, il granaio d’Italia, e sostegni pubblici solo alle imprese che lavorano grano italiano”.
Secondo quanto previsto dal decreto le confezioni di pasta secca prodotte in Italia – spiega la Coldiretti – dovranno d’ora in poi avere obbligatoriamente indicato in etichetta il nome del Paese nel quale il grano viene coltivato e quello di molitura; se proviene o è stato molito in più paesi possono essere utilizzate, a seconda dei casi, le seguenti diciture: paesi UE, paesi NON UE, paesi UE E NON UE. Inoltre, se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come ad esempio l’Italia, si potrà usare la dicitura: “Italia e altri Paesi UE e/o non UE”. Si tratta del risultato della guerra del grano lanciata da Coldiretti con decine di migliaia di agricoltori scesi in piazza per difendere dal rischio di abbandono della coltivazione piu’ diffusa in Italia realizzata spesso in aree marginali senza reali alternative.
Finalmente sarà possibile sapere se nella pasta che si sta acquistando – continua Coldiretti – è presente o meno grano canadese trattato in preraccolta con il glifosate, proibito sul grano italiano, o se il riso viene dai campi della Birmania sequestrati alla minoranza Rohingya, contro la quale è in atto una pulizia etnica.