Riformando la sentenza di primo grado del Tribunale di Foggia, la Corte d’appello di Bari ha riconosciuto l’aggravante di aver favorito un’associazione mafiosa a tutti e tre gli imputati ritenuti appartenenti a gruppi criminali dediti soprattutto alle estorsioni e operanti a Vieste e San Nicandro Garganico (Foggia).
L’aggravante dell’avere agito con metodo mafioso era stata contestata fin da subito dagli inquirenti e condivisa dal gip che aveva emesso l’ordinanza di custodia cautelare, ma non era stata riconosciuta nella sentenza di primo grado pronunciata dal Tribunale di Foggia il 16 marzo 2015, al termine del processo scaturito dall’indagine chiamata “Tre Moschettieri” condotta dai carabinieri e coordinata dalla Dda di Bari. Tra gli imputati vi era inizialmente il boss Angelo Notarangelo, assassinato a Vieste il 26 gennaio 2015 in un agguato mafioso. La Corte di appello di Bari, accogliendo la tesi della Dda, ha inflitto a Luigi Notarangelo, cugino di Angelo, la pena di anni 7 di reclusione e 2.600 euro di multa (6 anni in primo grado); a Giuseppe Notarangelo, fratello di Angelo, 6 anni e 8 mesi e 2.000 euro (6 anni in primo grado); a Girolamo Perna la pena di anni 3 e mesi 4 e 1.000 euro (in primo grado 5 anni).