Rispetto alla decisione del Tribunale Federale Nazionale della Figc ( C.U. N.40 del Tfn – Sezione disciplinare 2017/2018) che ha inflitto al dottor Giancaspro, Presidente della FC Bari 1908, 10 giorni di inibizione e 10 mila euro di ammenda alla società Fc Bari 1908, per non aver adempiuto agli impegni assunti come previsto al titolo III – Criteri sportivi ed Organizzativi del Sistema Licenze Nazionali per l’ammissione ai Campionati Professionistici di Serie B, la Pink Sport Time, chiamata in causa in quanto società danneggiata
dal mancato rispetto degli accordi da parte del presidente della Fc Bari 1908, ritiene assolutamente necessario esporre alcune precisazioni.
La collaborazione tra i due club, infatti, cominciata nella stagione 2014/2015, era mirata a programmare un’evoluzione del calcio femminile a Bari e, in particolare, la strutturazione del movimento del calcio femminile cittadino, in sinergia, come previsto dalla normativa federale, con la massima espressione societaria calcistica professionistica maschile del capoluogo, ovvero la Fc Bari 1908. Condizioni, queste, che non si sono mai realizzate nei fatti, non certo per responsabilità riconducibili alla Pink Bari.
Le strade percorribili, infatti, da parte della Fc Bari 1908 erano tre, per la stagione sportiva 2016/2017: tesserare ulteriori 12 atlete under rispetto alla stagione precedente ovvero, considerato che tale tesseramento integrativo non è mai avvenuto, acquisire il titolo di una società sportiva femminile di serie A o serie B (come avvenuto in altre realtà) o sottoscrivere un accordo di licenza, per l‘utilizzo della denominazione, del marchio e dei segni distintivi, con espressa assunzione da parte della società maschile di farsi carico degli oneri di gestione. Al termine della stagione sportiva scorsa, conclusa con l’entusiasmante promozione in serie A e il riconoscimento di essere scuola calcio elite, del sodalizio femminile, l’Fc Bari 1908 a pochi giorni dalla scadenza, ha reso manifesta l’inequivocabile volontà di non acquisire il titolo sportivo della Pink Bari, proponendo un accordo di licenza in cui gli oneri di gestione fossero unicamente riconducibili alla fornitura di materiale sportivo.
E a questo punto si cade, anzi si scade nel comico o nel kafkiano. Una proposta che riteniamo non solo inaccettabile dal punto di vista del rispetto della normativa, priva di principi economici e progettuali, rispetto agli impegni assunti ad inizio stagione, ma soprattutto lesiva della dignità umana e sportiva di una società come la Pink, che senza mai chiedere l’elemosina a chicchessia, ha portato avanti, in oltre un decennio, un lavoro capillare sul campo e in ambiti sociali, che ha permesso non solo di tagliare traguardi
sportivi che sono sotto gli occhi di tutti (due promozioni in serie A in tre anni e riconoscimento della scuola calcio femminile come elite nel panorama nazionale), ma anche di creare un settore giovanile ormai tra le eccellenze nazionali in termini di tesserate e in grado di sfornare talenti stabilmente nelle selezioni nazionali di categoria, uno staff di collaboratori competenti e professionali e una rete di partners sana e pienamente coinvolta nel progetto, il tutto consolidato da bilanci sempre trasparenti.
Non accettiamo, pertanto, critiche e illazioni di chi prova, maldestramente, a buttarci fango addosso, accusandoci di avere immotivatamente non sottoscritto un accordo e che evidentemente pensava di utilizzare, con il minimo sforzo e senza quella vena imprenditoriale troppo spesso sbandierata a caso sugli organi di stampa, quale mero adempimento burocratico per eludere un obbligo normativo ed evitare una
sanzione così come previsto dalla Figc.
Noi proseguiremo a testa alta. E pazienza se alcune società settentrionali potranno contare sulla collaborazione ben più seria di club maschili: come abbiamo fatto finora cercheremo di abbinare alle poche risorse i massimi risultati, puntando sulla professionalità dei nostri dirigenti, dei nostri tecnici e delle nostre atlete e sul sostegno incondizionato dei nostri tifosi bianco rossi.