Con il 9% in più di frutta esportata nel primi 9 mesi del 2017 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, la Puglia si presenta con un bigliettino da visita da 283 milioni di euro al suo attivo, alla vetrina della Fruit Logistica di Berlino, secondo le elaborazioni di Coldiretti Puglia su dati Istat. Oltre al mercato consolidato in Germania, la Puglia si è imposta in Tunisia, Francia, Polonia, Regno Unito e Svizzera, oltre a Benelux, Scandinavia, Spagna, Albania, Grecia. In particolare ha numeri da record su pesche, uva da tavola e agrumi per quanto riguarda la frutta, mentre nelle produzioni ortive su lattughe, fave, carciofi e pomodori da industria.
“L’analisi dei dati ci porta a considerare – commenta il presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – quanto il comparto ortofrutticolo si sia specializzato e ciò è dimostrato dall’aumento del numero di addetti, addirittura in controtendenza rispetto al dato nazionale. Le produzioni nella maggior parte dei casi sono caratterizzate da un’accuratezza nelle fasi di coltivazione e di raccolta facilmente riscontrabile, che non può permettersi di sostituire la mano dell’uomo con le macchine”.
Il comparto ortofrutticolo in Puglia interessa il 16% circa della superficie ortofrutticola nazionale. L’orticoltura in Puglia è ampiamente diffusa in tutte le provincie, ovviamente nelle aree irrigue.
“Si tratta di numeri importanti, addirittura sottostimati – aggiunge Angelo Corsetti, direttore di Coldiretti Puglia – perché quantitativi di prodotti ortofrutticoli esportati non hanno una chiara indicazione dell’origine e del ‘made in Puglia’. Nonostante ciò la Puglia è la prima regione al Sud per esportazioni e la quarta in Italia dopo Trentino, Emilia e Veneto. Una mancanza di trasparenza che nuoce ai prodotti e alle imprese pugliesi sia sui mercati nazionali. perché non si rafforza il ‘brand Puglia’ e non si contribuisce a far crescere l’appeal delle produzioni del territorio. sia sui mercati interni. perché l’omologazione e la mancata distintività consente a prodotti di dubbia origine e qualità di essere spacciati per made in Italy”.
La specializzazione strutturale dell’orticoltura pugliese, legata alla spiccata vocazionalità pedoclimatica, flessibilità e tradizione imprenditoriale, consente – aggiunge Coldiretti Puglia – di proporre una amplissima gamma di prodotti e si manifesta anche in termini di performance produttive. Tutto ciò va tutelato e promosso sui mercati italiani e mondiali.
Il 27% delle aziende presenta una produzione di ortive, mentre il 58% in quella di fruttiferi. Le percentuali si invertono ove si consideri la Sau, visto che per le coltivazioni ortive la SAauaumenta al 55,7% mentre l’incidenza dei fruttiferi sulla superficie complessiva scende al 33,7%. Le dinamiche intercensuarie evidenziano un processo di ristrutturazione aziendale, con una forte riduzione della numerosità delle aziende, cui è associato un aumento della Sau, particolarmente significativo nel comparto delle ortive.
Ancora bassa invece la capacità di esportazione nelle Americhe, in Cina, in Russia, in Giappone – conclude Coldiretti Puglia – un tema su cui impattano problematiche di conservazione degli alimenti, complessità logistica e lontananza dei mercati.